L’amore smisurato di Adriano Galliani per il calcio lo ha ereditato dalla mamma. Ne parla anche nella sua autobiografia, Le memorie di Adriano G., in cui ricorda ad esempio quando il padre gli disse di andare allo stadio anche se la madre era morta il giorno prima. «Ti farà bene. La mamma è contenta se vai a tifare il Monza». Il calcio è, quindi, anche un modo per sentirsi vicino alla sua famiglia. Ma la sua passione gli ha consentito di vivere anche grandi emozioni, non a caso è il dirigente calcistico più vincente della storia italiana di questo sport. «Naturalmente il calcio è anche un’attività imprenditoriale importante, ma deve continuare ad essere prima di tutto il gioco che mia madre mi ha insegnato ad amare e nel quale non ho mai spesso di credere», racconta l’amministratore delegato del Monza, di cui è anche vicepresidente vicario. Ora c’è solo il Monza, ma per 31 anni c’è stato il Milan, «una stagione bellissima», una squadra con cui avrà sempre «un profondo legame», ma d’altra parte ci tiene a precisare: «Io sono sempre stato e sarò fino all’ultimo giorno un tifoso del Monza».
La fede calcistica si è spesso intrecciata per Galliani con quella che ha un senso più alto e importante. Ad esempio, ha pregato tanto per Monza-Juventus dello scorso anno, anche se comunque non è un caso isolato, visto che al secondo tempo di ogni partita, come faceva Boniperti alla Juventus, Galliani lascia lo stadio per correre al Duomo di Monza. «Mi rifugiai in Duomo a pregare, senza avere il coraggio di informarmi sul risultato. Fu un bambino, un chierichetto a dirmi che avevamo vinto. Se posso dirlo senza apparire blasfemo, mi sentii davvero come se fosse accaduto un “miracolo”. So bene che non è il caso di usare queste similitudini per un gioco, ma in questo caso ne andava dell’impegno sincero e assoluto di tante persone, e soprattutto dei sogni di un’intera comunità». Le prime giornate della Serie A erano state difficili per il suo club, quella vittoria diede una svolta alla stagione, a dir poco entusiasmante per il Monza.
“MONZA AVANTI CON LA FAMIGLIA BERLUSCONI”
Non può esserci intervista per Adriano Galliani senza un riferimento a Silvio Berlusconi. «Nel mio cuore, il Presidente è vivo e mi parla ancora adesso. Nei momenti delle scelte difficili mi basta “interrogarlo”, chiedermi cosa avrebbe fatto. Trovo nel suo esempio, nei suoi insegnamenti, nei tanti ricordi che ho di lui l’indicazione giusta su come operare», afferma all’Avvenire. A proposito del suo rapporto con Berlusconi, rivela un aneddoto che non ha inserito nella sua autobiografia: riguarda la promozione in Serie A del Monza. «Fu Berlusconi a dirmi che non si era mai sentito così, neppure quando il Milan vinse la prima Champions…». La sua sfida ora è portare avanti il suo sogno, che era anche quello del presidente: «Il sogno del Monza deve andare avanti, siamo in Serie A per rimanerci e per crescere ancora. Naturalmente tutto questo non sarebbe possibile senza la famiglia Berlusconi».
Riguardo i paragoni tra Palladino e Sacchi, Galliani conferma le affinità: «Sono state entrambe scelte coraggiose. Entrambi non avevano mai allenato in Serie A. (..) Comunque sì, la scelta di Palladino la paragonerei molto a quella che facemmo con Arrigo, e come allora, tutte decisioni prese sulla base della considerazione che Raffaele era, ed è, una persona intelligente». Inoltre, Galliani non esclude una nuova collaborazione con Ariedo Braida: «È prima di tutto un grande amico e poi un bravissimo dirigente. Lavorare con lui è stata una grande fortuna, che spero si possa ripetere in futuro».
“ELEZIONI SUPPLETIVE? HO FATTO UNA PROMESSA AI TIFOSI…”
Nell’intervista all’Avvenire si parla anche di Shevchenko, nominato consigliere personale del presidente ucraino Zelensky. «Non è stato solo un grande giocatore del Milan e del calcio mondiale, ma è anche un grande patriota. È naturale che Sheva partecipi alla lotta per la libertà dell’Ucraina, un paese attaccato che difende il diritto alla sua sovranità. Certo, tutti proviamo orrore per le tragiche scene di guerra che vediamo in Ucraina ed ora anche in Medio Oriente. La guerra è una follia che deve cessare al più presto». Spesso definito “squalo”, Galliani è però un dirigente che è stato in grado di suscitare grande ammirazione nel mondo del calcio, ma gli amici veri restano pochi. «Il più grande purtroppo l’ho perso qualche mese fa… Ma lo ripeto, vive nel mio cuore come nel cuore di tutti coloro che lo hanno conosciuto».
Infine, un riferimento alle elezioni suppletive a Monza, con la candidatura di Galliani che ha fatto temere un suo addio al club tanto che i tifosi gli hanno urlato di non andare via. «Resterò. L’ho giurato, sono andato anche sotto la curva perché c’erano quelli della curva che dicevano: “noi votiamo Galliani se non va via dal Monza”. Dopo aver vinto tutto con il Milan e portato per la prima volta in A in cento anni di storia il Monza ora il mio sogno è fare qualcosa di importante in Parlamento, per la mia terra, la Brianza».