Ha fatto scalpore il servizio della trasmissione di Rai Tre, Report, sulle figure che si “nasconderebbero” dietro al Fondo Elliott, attuale proprietario del Milan. Secondo Adriano Galliani, amico da una vita di Silvio Berlusconi e braccio destro del Cav nel mondo del lavoro e dello sport, si tratterebbe dell’ennesimo tentativo di screditare l’ex presidente del consiglio: «Ho visto il servizio di Report, su Rai3 – le parole dello storico ad ai microfoni di Libero – che insinuava dubbi sulla proprietà. L’ennesimo tentativo di colpire Silvio, anche a costo di infangare il Milan. Come quando insinuarono che la vendita ai cinesi fosse un’operazione per ripulire i quattrini di Berlusconi, facendoli rientrare dall’estero». Galliani sta vivendo quasi una seconda giovinezza alla guida del Monza, sempre a fianco del leader di Forza Italia, con l’obiettivo dei brianzoli di approdare in A, cosa mai riuscita, dopo la promozione dalla C alla B. Ma in caso di Milan-Monza, per chi farà il tifo il buon Galliani? «Non ci casco. Il Milan è nel mio cuore in una maniera pazzesca. Ma le confesso questo: quando iniziai a lavorare con Berlusconi, il primo novembre 1979, nelle tv e non nel calcio, gli diedi la mia disponibilità giorno e notte, ma gli posi una condizione: poter seguire il Monza, di cui ero vicepresidente. Lui mi guardò come se fossi pazzo e acconsentì».
GALLIANI: “IL CALCIO AI TEMPI DEL COVID NON E’ PIU’ QUELLO DI PRIMA”
Sogni a parte la realtà è che il calcio non è riuscito a rimanere lo stesso con il covid: «Non è più quello di prima. Le partite hanno meno intensità e i valori sono alterati. Il calcio non è solo tecnica, ma anche emotività. Alcuni calciatori, senza i tifosi, si spengono e rendono la metà mentre altri, che si fanno intimorire dai fischi, ora giocano meglio. E poi è saltato il fattore campo, il che ha conseguenze importanti nelle coppe». Ma c’è un serio rischio, come scrive qualcuno, che il calcio fallisca? «Il calcio non fallirà, ma molte squadre potrebbero fallire perché il sistema ha avuto una contrazione dei ricavi di quasi il 25%, e non è finita. Mancano del tutto gli introiti dei biglietti, si riducono le entrate che arrivano dagli sponsor e dalla vendita di magliette e prodotti legati alla squadra e poi rischiano di venir meno molti soldi delle tv». Ma guai a pensare ad aiuti dallo stato: «Il calcio non è solo serie A – ribatte Galliani – a primavera il 75% dei professionisti della C era in cassa integrazione. Significa che tre su quattro guadagnano meno di 50mila euro l’anno. Basta con il pauperismo d’ accatto, siamo un settore dell’ economia come gli altri, i calciatori sono lavoratori dipendenti con contratti a termine».
GALLIANI: “SE IL GOL DI MUNTARI FOSSE STATO CONVALIDATO NON AVREMMO VENDUTO”
Quindi, tornando sulla questione Elliott, Milan: «Il Milan appartiene per il 96% al fondo americano di gestione di investimenti Elliott e per il rimanente 4% a Blue Sky, la società creata dai due finanzieri napoletani che lavorano nella City londinese, Salvatore Cerchione e Luca D’ Avanzo: l’hanno acquistato dal cinese Yonghong Li, un’operazione ultra trasparente, controllata e verificata più volte». Galliani ricorda quindi i suoi grandi rimpianti al Milan, dalla finale di Istanbul, alla cessione di Pirlo, ma ce ne è uno che gli è rimasto impresso nella mente: «Il gol, regolarissimo, annullato a Muntari in Milan-Juve del febbraio 2012. Avremmo vinto il secondo scudetto consecutivo con Allegri e sarebbe cambiata la storia. Avremmo vinto lo scudetto, non avremmo ceduto Ibrahimovic e Thiago Silva, due campioni che, a distanza di nove anni, ancora giocano ai massimi livelli. Saremmo potuti ripartire con il quarto grande Milan; soprattutto se mi avessero lasciato concludere l’acquisto di Tevez. Se fosse andata come dico io magari non avremmo venduto e forse oggi saremmo ancora lì. Invece Carlito l’ha preso la Juve, che con lui ha vinto tre scudetti di fila».