L’Unione europea aveva stanziato 120 milioni di euro per un progetto che doveva portare in Italia ben 10 miliardi di metri cubi l’anno di gas dall’Algeria. Un gran bel progetto per ridurre la dipendenza dalla Russia. Ma non è mai andato in porto a causa delle mancate autorizzazioni della Toscana guidata dal Partito democratico (Pd). Il riferimento è al Gasdotto Algeria Sardegna Italia (Galsi). L’idea nacque nel 2001 anche per diversificare la rosa dei fornitori. Il progetto prevedeva di collegare gli impianti algerini di Koudiet Draouche con Piombino, attraversando Porto Botte e Olbia in Sardegna. C’era pure il decreto di via dei ministeri di Ambiente e Beni Culturali.



Un anno dopo la Sardegna diede il suo via libera, ma alla fine, come ricostruito da Il Giornale, saltò tutto perché la Toscana, che all’epoca era governata dalla giunta di sinistra di Enrico Rossi (Pd), non diede il suo via libera a causa delle compensazioni per il territorio. Lo ha ribadito Monia Monni, assessore all’Ambiente di Eugenio Giani, rispondendo qualche mese fa all’interrogazione del consigliere leghista Marco Landi, portavoce dell’opposizione.



GALSI, STORIA DI UN GASDOTTO MAI NATO…

Stando alla ricostruzione di Monia Monni furono richieste all’epoca, come compensazioni per la realizzazione dell’opera, “una condotta sottomarina per la metanizzazione dell’Isola d’Elba” e un accordo per “forniture ad un prezzo favorevole di gas per le aziende sulla costa”. La società Galsinon accettò e neanche propose un credibile quadro di misure alternative”. Quindi, dopo alcune proroghe chieste dall’azienda che doveva realizzare l’opera, il progetto è tramontato fino ad essere archiviato definitivamente. Un epilogo che ha avvantaggiato Gazprom sul mercato italiano.



Infatti, l’economista algerino Abderrahmane Mebtoul un anno fa all’Agenzia Nova parlò di una “offensiva” del colosso russo al progetto Galsi per conservare le sue quote di gas in Europa. Sulla vicenda è tornata la commissaria europea all’Energia Kadri Simson, spiegando che la sovvenzione fu revocata e i fondi sono tornati nel bilancio dell’Ue a causa della mancata realizzazione dell’opera. “Un’occasione sprecata” secondo Susanna Ceccardi, che ha presentato un’interrogazione sul caso alla Commissione Ue. “Letta non perde occasione per dare patenti di filo putinismo agli avversari, ma il governo che ci ha reso più dipendenti dal gas russo è stato proprio il suo”, ha aggiunto Ceccardi.