SVOLTA NELLA CRISI AD HAITI: IL PREMIER HENRY SI È DIMESSO, ANDRÀ IN ASILO NEGLI USA

«Haiti ha bisogno di stabilità e pace»: così il Caricom – la Comunità dei Caraibi – annuncia le dimissioni formali del Premier di Haiti, Ariel Henry, dopo le lunghe proteste sfociate negli attacchi di gang armate per le strade di Port-au-Prince e non solo. Haiti è non da oggi sull’orlo della guerra civile e per questo, dopo un lungo tira e molla, il Premier bloccato a Porto Rico da giorni, non farà ritorno in patria cercando invece asilo negli Stati Uniti. «Il primo ministro haitiano, Ariel Henry, è il benvenuto a rimanere sul suolo statunitense, dopo aver rassegnato le dimissioni nel tentativo di alleviare la crisi», fa sapere alle agenzie internazionali un funzionario della Casa Bianca.



Ad ottenere le dimissioni di Henry, richieste a gran voce dal popolo di Haiti come pure dalle gang armate, oltre al Segretario di Stato Usa Blinken sarebbe riuscito infine Irfaan Ali, il presidente della Caricom (e Presidente della Guyana): è sempre lui che nella conferenza stampa in Giamaica spiega di aver preso atto delle dimissioni, annunciando a breve la nascita di un Governo di transizione «che aprirà la strada a una transizione pacifica del potere». La guerriglia tra bande esplosa a febbraio parte da lontano, con la contestazione di un Governo corrotto dello stesso Henry in carica ad interim dal 2021, l’indomani dell’attentato contro l’ex Presidente Jovenel Moise. «Il governo che guido non può rimanere insensibile a questa situazione. Come ho sempre detto, nessun sacrificio è troppo grande per la nostra patria Haiti», ha detto Henry in un discorso diffuso online con le dimissioni formali.



L’ALLARME DELLA CHIESA DI HAITI SUL RISCHIO DELLA GUERRA CIVILE CON LE GANG ARMATE

«La comunità internazionale è cosciente della gravità della crisi ad Haiti, ma sa che una soluzione definitiva per essa non può venire dall’esterno, ma da un accordo fra tutti gli haitiani», spiega ancora il n.1 della Caricom in merito alla crisi gravissima in corso ad Haiti. Alla riunione in Giamaica hanno partecipato oltre a Blinken anche i responsabili di ONU, Brasile, Francia e Messico, con i lavori seguiti online anche dal Premier Trudeau (Canada) e del Kenya, quest’ultimo in quanto Paese che contribuirà alla Missione multinazionale di sostegno alla sicurezza (Mmas) per Haiti. Il Governo pronto a nascere per traghettare il Paese ad un passo dalla guerra civile ricalca la proposta fatta negli scorsi giorni dal Presidente della Guyana, Irfaan Ali: si tratta infatti di un Consiglio presidenziale – spiega “La Repubblica – con 7 membri votanti misti tra politici e personalità civili. I 7 consiglieri sono rappresentanti dei principali partiti politici di Haiti, ma anche gente del settore privato e del Gruppo Montana, una sorta di coalizione civile che già aveva proposto la Premiership ad interim per Henry dopo l’attentato a Moise nel 2021.



Ci saranno nel nuovo “Governo” di transizione anche due seggi senza diritto di voto nel consiglio: uno per la società civile e un altro per la chiesa cattolica. Nella giornata di oggi il Presidente della Conferenza episcopale locale ha lanciato un nuovo appello di allarme sempre più grave per una guerra civile nel piccolo Paese caraibico: «stiamo scivolando pericolosamente verso la guerra civile, le forze di polizia haitiane sono impotenti contro le bande ben armate che sono diventate un esercito organizzato», commenta mons. Max Leroy Mésidor. Dagli States è Blinken ad aggiungere come l’escalation della violenza «crea una situazione insostenibile per il popolo haitiano e sappiamo tutti che è necessaria un’azione urgente sia sul piano politico che su quello della sicurezza». Ad Haiti intanto il coprifuoco notturno resta in vigore almeno fino alla giornata di giovedì 14 marzo, con stato di emergenza invece intatto fino al 3 aprile: l’annuncio è stato dato dal primo ministro ad interim, Patrick Michel Boivert, che sostituisce al momento Henry nelle funzioni di potere formale. Migliaia di sfollati, esercizi pubblici interrotti, crisi sociale e larghe parti della popolazione sotto il livello di povertà e fame: ad oggi la Caricom avrebbe strappato agli Usa la promessa di 300 milioni di dollari alla missione di sicurezza multinazionale guidata dal Kenya ad Haiti. Il rischio di scontro effettivo tra le truppe estere in arrivo ad Haiti e le bande armate è purtroppo ad oggi impossibile da escludere.

Il Governo di transizione avrà valore fino alle Elezioni, ma dal mondo delle gang l’accordo della Caricom viene nuovamente respinto: lo ha spiegato Jimmy Chérizier detto “Barbecue”, il leader delle sanguinarie bande criminali in forza ad Haiti. In una conferenza stampa in cui si è presentato in tenuta militare e con un fucile mitragliatore Chérizier – riporta l’ANSA – il leader della gang “Vivere Insieme” sottolinea «la nostra è una battaglia per liberare Haiti dai politici tradizionali e dagli oligarchi corrotti. Se la comunità internazionale continuerà sulla strada (intrapresa in Giamaica, ndr), farà precipitare Haiti nel caos». Secondo il leader delle gang, per essere ancora più diretto, ammette senza remore: «Non stiamo facendo una rivoluzione pacifica. Stiamo facendo una rivoluzione sanguinosa nel Paese. Sono gli abitanti dei quartieri popolari e il popolo haitiano […] che devono prendere in mano il destino e scegliere i propri leader».