Mauro Palma, Garante dei detenuti e dei diritti delle persone private della liberto dal 2016, ha tenuto una relazione al Parlamento davanti al presidente Sergio Mattarella. Repubblica, che ha letto in anteprima il contenuto del testo, ne ha pubblicato una parte: “Oggi in carcere, in Italia, ci sono 54.846 persone. Per me ce ne potrebbero essere solo non più di 40mila. Non sono buonista, ma la verità è che per un gran numero di loro stare dentro la cella non serve né a loro, né tantomeno alla sicurezza del Paese”.  



Due i punti principali. “Le pene molto brevi scontate in carcere sono solo una sottrazione di tempo vitale” e le pene “scontate dopo molti anni dal fatto, che interrompono spesso vite ormai incamminate sulla via del reinserimento sociale”. Palma, che per anni ha lavorato a Strasburgo nel Comitato europeo per la prevenzione della tortura e il Consiglio europeo per la cooperazione nell’esecuzione penale, crede che molte reclusioni potrebbero essere evitate.



“Assenza di strumenti di comprensione”

La relazione di Mauro Palma prosegue spiegando che “Ben 1.319 (persone, ndr) sono in carcere per esecuzione di una sentenza di condanna a meno di un anno e altre 2.473 per una condanna da uno a due anni”. Si tratta del 7% del totale e per il Garante dei detenuti sono pene che potrebbero essere scontate in altro modo per evitare il sovraffollamento. Per Palma, “è superfluo chiedersi quale possa essere stato il reato commesso che il giudice ha ritenuto meritevole di una pena detentiva di durata così contenuta; importante è piuttosto riscontrare che la sua esecuzione in carcere, pur in un ordinamento quale il nostro che prevede forme alternative per le pene brevi e medie, è sintomo di una minorità sociale che si riflette anche nell’assenza di strumenti di comprensione di tali possibilità, di un sostegno legale effettivo, di una rete di supporto”.

Il Garante ha voluto sottolineare anche il numero dei suicidi in carcere e le violenze avvenute ad esempio a Santa Maria Capua Vetere. Questi casi richiedono una “capacità di accertamento rapido” e una “rapida individuazione di responsabilità anche a tutela delle persone su cui pende una incriminazione così grave quale di tortura o quella altrettanto grave di favoreggiamento nei confronti di coloro che di tale reato sono imputati”.

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