Gli ultimi dati a disposizione ci dicono che a novembre dello scorso anno erano, nel nostro Paese, 1.712.975 i giovani Neet (not in education, employment or training) registrati al portale di Garanzia Giovani, con un incremento di 8.855 unità rispetto al mese di ottobre. Si evidenzia, ahimè, che nel 79,7% dei casi si trattava di ragazzi, e ragazze ovviamente, con elevate difficoltà di inserimento nel mercato del lavoro.



Nonostante ciò, si deve registrare che il tasso di inserimento occupazionale dei 802.155 giovani che hanno concluso almeno un percorso di politica attiva è di ben il 67,2%, per un totale, a fine novembre, di oltre 539 mila occupati. Rispetto alla tipologia di contratto, poi, è opportuno sottolineare come nel 76,7% dei casi si tratti di un “posto fisso” con il 62,4% dei rapporti di lavoro attivati a tempo indeterminato e il 14,3% di contratti di apprendistato.



Particolarmente gradita è, da parte dei ragazzi, la possibilità di essere coinvolti in un percorso di tirocinio che rappresenta per molti un “primo passo” nel mondo del lavoro dei grandi. In questo caso, infatti, l’indicatore sintetico che misura l’apprezzamento delle misure da parte degli utenti registra, complessivamente, una qualità medio-alta per il 63% di chi è stato coinvolto.

Alla luce di tutto ciò negli scorsi giorni è stato rinnovato anche per il 2023 il “Piano per l’occupazione” di Garanzia Giovani che si propone, fondamentalmente, di  accompagnare, dall’ormai “lontano” 2013, gli under 30 nella ricerca del lavoro fornendo loro formazione e opportunità attraverso un piano di finanziamenti appositamente dedicato da parte dell’Unione europea, alla luce delle best practices realizzatesi, verso i Paesi, come il nostro, caratterizzati da un tasso di disoccupazione giovanile superiore al 25%.



In questo contesto una significativa deroga è quella destinata ai giovani residenti nel Sud Italia (Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna, Sicilia) per cui sono previste ulteriori agevolazioni. In queste regioni, infatti, il limite massimo d’età per essere destinatari delle misure, oltre i caratteristici 29 previsti dal programma, arriva fino ai 34 anni.

Oltre alle politiche serve, però, che i giovani siano messi al centro delle scelte (anche) dalla Politica di governo e, perché no, d’opposizione specialmente ora che i due principali partiti sono guidati da due donne, per gli standard nostrani, ancora quasi “ragazzine”.

Sembra mancare, infatti, nel dibattito pubblico il tema del “futuro” dei nostri ragazzi in un mondo che sarà sempre più interconnesso e globale.

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