Non usa mezzi termini il presidente dell’Istituto Mario Negri Silvio Garattini nel commentare la situazione che si è andata a creare nelle ultime settimane tra vaccini ai giovani, caos AstraZeneca e nodo varianti (specie la “delta”, quella indiana): in una doppia intervista a “La Stampa” e “Repubblica”, lo scienziato ha evidenziato i tanti errori commessi dal Ministero della Salute, segnatamente il Ministro Speranza, in questi mesi, da ultimo quello di portare all’immunizzazione i giovani prima di aver completato il ciclo per fragili e anziani.



«Ci sono stati due errori gravi e ripetuti nella gestione italiana della pandemia: la mancanza di una comunicazione scientifica governativa e l’aver abdicato al criterio di età e di fragilità nella campagna vaccinale. Bisognerebbe tranquillizzare i cittadini prediligendo per tutti pragmaticamente, anche se forse non logicamente, i vaccini a mRna e rimandando la vaccinazione dei giovani per finire gli over 50 e anche per raccogliere più dati sulle conseguenze nei ragazzi», spiega Garattini al quotidiano di Torino. Secondo lo scienziato e fondatore dell’istituto Negri ancora oggi, dopo le ultime decisioni sullo stop ad AstraZeneca per gli onde 60, si sentono «troppe voci che finiscono per spaventare la popolazione. È colpa della viralità delle opinioni governative innanzitutto». Se vi fosse un’unica voce ufficiale, ammette Garattini, si eviterebbe che tutti possano dire quello che vogliono e «sarebbero invece meno ascoltati».



”VARIANTI E FUTURO, PREPARARSI AL PEGGIO”

In merito ora alla possibilità di vaccinazioni “mix” dopo la prima dose di AstraZeneca, Garattini si dice concorde anche perché vi è la garanzia di alcuni studi a riguardo. A Repubblica il n.1 dell’Istituto Mario Negri spiega anche quali studi sono stati effettuati, «Uno studio inglese e uno spagnolo indicano che dopo AstraZeneca si può fare un vaccino a Rna messaggero, ottenendo un buon risultato dal punto di vista della risposta anticorpale. A livello di sicurezza non c’è problema. D’altra parte non ci sono ragioni teoriche per pensare che non si possano usare due vaccini diversi». Al netto di ciò, gli errori di comunicazioni e la scelta di aprire alle vaccinazioni per i giovani sta comportando un ritardo nella campagna vaccinale nazionale: «Si rischia di andare oltre settembre, e anche su questo servirebbe maggiore trasparenza. Il futuro? Non lo so, ma se fossi nel governo mi preparerei al peggio. Durata e varianti sono una minaccia», conclude a “La Stampa”. Sul quotidiano “gemello” di proprietà del gruppo GEDI, Garattini aggiunge «a livello governativo doveva esserci una persona che, con l’aiuto di altre, rappresentasse ogni giorno il parere dell’autorità sanitaria. Illustrasse cosa succedeva e le decisioni che venivano prese. Qui si danno annunci ma non si spiegano […] Siamo un po’ indietro. Oggi 14 milioni di persone hanno completato il ciclo vaccinale. Sono pochi. Altri Paesi sono più avanti di noi. E poi non che per l’immunità di gregge basti il 70% di copertura, che comunque significa 42 milioni di italiani. Ce ne mancano molti».

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