«Conte dice che il vaccino arriverà a dicembre? Non illudiamoci. L’università di Oxford che, in collaborazione con l’azienda farmaceutica AstraZeneca, sta lavorando su uno dei principali vaccini sperimentali a livello mondiale, ha parlato della prossima primavera. Ha detto che dovrebbe essere pronto entro marzo»: così parla Silvio Garattini, “gigante” della ricerca di fama internazionale, intervistato da La Verità per fare il punto sulla battaglia anti-Covid sul fronte scientifico. Per il ricercatore oggi 92enne, fondatore e Presidente dell’Istituto Mario Negri, la sperimentazione del vaccino anti-Sars-CoV-2 è a buon punto (nel giorno in cui tra l’altro emergono i dati sul vaccino Pfizer e Biontech sull’efficacia al 90% in fase 3): «La fase 3, quella definitiva, è in corso di completamento. Poi i risultati saranno presentati per la registrazione all’autorità regolatoria, l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), che deve autorizzare la commercializzazione. Servono due indicazioni: il grado di protezione dal virus che deve essere almeno del 50% e la conoscenza degli effetti collaterali».
GARANZINI, GLI AGGIORNAMENTI SUL VACCINO
La sperimentazione sul vaccino AstraZeneca si è interrotta più volte, ma questo non deve preoccupare spiega ancora Garattini a La Verità: «Ci sono state interruzioni ma poi la sperimentazione è ripresa perché si è scoperto che gli effetti preoccupanti non erano causati dal vaccino. Gli effetti più comuni sono qualche linea di febbre, un po’ di mal di testa, un malessere simile a quello causato da un’influenza leggera. Tutto emergerà più chiaramente dai risultati definitivi della sperimentazione». Al momento in tutto il mondo sono attivi 42 vaccini anti-Covid in fase clinica, 8 in fase 3: Garattini dal “nucleo” generale esclude quello russo («è fatto solo per la Russia») e cinese («circoscritto alla Cina»). Inevitabile la domanda al “guru” mondiale della ricerca in merito ai presunti vaccini già pronti e in circolazione in alcune parti del mondo (a cominciare dalla Cina): per Garattini, «Se sono davvero pronti, perché non hanno fatto richiesta di autorizzazione all’Ema o all’americana Food and drug administration, che negli Usa si occupa della regolamentazione dei prodotti farmaceutici? Probabilmente non sono interessati a metterlo sul mercato europeo o americano. Può darsi che Pechino preferisca privilegiare la sua popolazione, molto numerosa, o che non intenda condividere dati». La chiosa finale forse l’elemento più interessante in ottica “pratica” per il comune cittadino: per una vaccinazione diffusa «servirà gran parte del 2021. Molto dipenderà dalla volontà della gente di farsi vaccinare. Vedremo se si rifaranno sentire i No vax».