Il ministro del turismo, Massimo Garavaglia, è stato intervistato quest’oggi dai microfoni del Corriere della Sera. Si parla ovviamente del tema più caldo di questi giorni, quello del maxi emendamento del governo sulle concessioni balneari che porta la sua firma: «La questione va finalmente risolta – racconta il ministro in quota Lega – e questo è un interesse primario del settore. Pensare che i problemi si risolvano con i rinvii non funziona. Anzi, acuisce i problemi».



Secondo Salvini, nonostante le tensioni delle scorse ore, un accordo è possibile in tempi brevi: «Trovo assolutamente condivisibile quello che ha detto – commenta Garavaglia – del resto, la preoccupazione per chi dovesse uscire da una gestione ci è assolutamente presente ed è quanto prevede l’emendamento governativo. Basta leggere le carte. Si tratta di arrivare a un testo – aggiunge l’esponente del governo Draghi – che sia rispettoso di una serie di parametri e di questioni non superabili. E c’è una sentenza del Consiglio di Stato che è chiarissima: se ci fosse un rinvio punto e basta, sarebbe una norma inapplicabile. E si creerebbe un problema più grande».



GARAVAGLIA E LE CONCESSIONI BALNEARI: “LE AZIENDE FAMIGLIARI SARANNO TUTELATE”

Sul fatto che anche i gestori più piccoli non verranno esentati dalle gare, Garavaglia replica: «L’evidenza pubblica è necessaria per tutti, ma attenzione: sono stati previsti dei parametri per le aziende familiari, che sono la stragrande maggioranza, e si tiene in debita considerazione l’esperienza acquisita e gli investimenti fatti. Insomma: chi vive di quello con la propria famiglia e ha lavorato con passione non avrà problemi. Se non subentra lo stesso operatore – aggiunge – l’uscente ha diritto a un indennizzo e mi lasci dire che questo è un principio sacrosanto. E l’indennizzo prevede il riconoscimento per gli investimenti e anche per la parte immateriale, l’avviamento».



Sulle polemiche di Giorgia Meloni, secondo cui il governo starebbe consegnando le spiagge alle multinazionali straniere: «La politica è fatta anche di propaganda, ma ogni tanto occorre un bagno di realismo. Non si capisce perché una multinazionale dovrebbe partecipare visto che c’è un tetto al numero dei lotti per singolo operatore. Di fatto, questo tema è uno slogan. E dato che siamo in campagna elettorale, lo lascerei al folklore della propaganda politica». Quindi la domanda cruciale: «Il governo non cadrà sulle spiagge? Per forza. Faremmo ridere il mondo».