La Cassazione ha spiegato il motivo per il quale lo scorso 19 marzo ha rigettato il ricorso della difesa di Alberto Stasi contro il “no” alla revisione del processo già pronunciato dai giudici nell’ottobre dello scorso anno. Per la Suprema Corte non ci sarebbero “prove nuove” tali da giustificare un nuovo processo per il delitto di Garlasco dell’agosto 2017 nel quale fu uccisa la fidanzata dell’imputato, Chiara Poggi. Nelle motivazioni della sentenza depositata nella giornata di ieri, la Cassazione ha affrontato, come spiega Agi.it, la questione delle tracce sul dispenser di sapone asserendo i bagno dove l’assassino si lava le mani e che secondo i giudici non smentisce quanto già emerso ossia la presenza di “due impronte riferibili certamente a Stasi”.



In merito alla presenza di capelli nel lavandino, spiega la sentenza, “era stata valutata implicitamente dai giudici, che non avevano ritenuto decisiva la presenza di quei capelli per ritenere non avvenuto il lavaggio del lavandino, dimostrato dall’assenza del sangue della vittima”.

GARLASCO, MOTIVAZIONI CASSAZIONE AL NO SU REVISIONE PROCESSO STASI

I giudici della Cassazione che si sono espressi respingendo a marzo il nuovo ricorso sull’omicidio di Garlasco, non ha ritenuto come nuova prova il video trasmesso da Le Iene sull’esperimento relativo alla possibilità per una testimone di vedere, mentre passava davanti a casa Poggi, la portafinestra della cucina. Scrive la Cassazione: “Il filmato dimostra esattamente quanto mostravano le fotografie” già prodotte in precedenza dalla difesa: “il conducente dell’autovettura che si trovava nella condizione della testimone poteva astrattamente vedere la portafinestra della cucina; l’unico ‘arricchimento’ del dato fornito dal filmato è il lasso di tempo in cui questa astratta visione era possibile: due secondi”.



Dunque per i giudici della Suprema Corte “il filmato non fornisce alcuna prova nuova sul fatto che la testimone avesse effettivamente notato che la portafinestra della cucina, girando la testa mente guidava, e tanto meno che ella avesse effettivamente notato che la portafinestra della cucina era chiusa”. Motivo per il quale l’ora del passaggio non sarebbe influente, quindi l’omicidio sarebbe avvenuto tra le 9.12 e le 9.35, minuti in cui Stasi non aveva un alibi. Tutti gli altri elementi forniti dalla difesa non sarebbero stati considerati sufficienti a far riaprire il caso.