Abusi nella danza: Garrison raccoglie l’invito di Peparini a parlarne

Come una valanga che dal nulla (o quasi) si sviluppa e trascina nella sua folle corsa tutta la neve che trova sul percorso, dalla più fresca fino a quella depositata in profondità, anche il caso degli abusi nel mondo della danza sta iniziando a rotolare verso riva. Il primo – almeno qui da noi e tra le figure più note dell’ambiente – è stato il coreografo Giuliano Peparini che in un’intervista rilasciata ieri alla Stampa ha rivelato l’esistenza di una fitta trama di abusi che – come nel cinema e nello show business in generale – interessa il mondo della danza, raccontando di averne subiti in prima persona quando era un giovane allievo.



Confermando (non che ce ne fosse bisogno) il racconto di Peparini, il collega statunitense Garrison Rochelle – anche lui per anni dietro alle quinte di Amici – ha confessato alla Stampa che “come in molti ambienti lavorativi, gli abusi sono presenti nella danza”. Un triste fenomeno che lui ascrive, ma senza giustificarlo, al fatto che “noi lavoriamo con la fisicità [ed] è più facile fraintendere. Sei convinto che ti stiano guardando per la tua arte, invece”, ironizza Garrison, “ammirano il tuo bel sederino”.



Garrison Rochelle: “Molti si approfittano dei ragazzi ingenui”

Esattamente come il collega Peparini, anche Garrison Rochelle ha raccontato di aver subito almeno in due distinte occasioni qualcosa che descriverebbe come abusi, proprio negli anni in cui anche lui è un allievo di danza. Il primo caso a 15 anni, durante uno stage a Houston durante il quale, nel cuore della notte, il suo insegnante 40enne entrò in camera sua: “L’ho mandato via”, racconta, “e da allora non mi ha rivolto più la parola”. Ma poi altri abusi, tre anni dopo, quando Garrison Rochelle riuscì ad entrare nella prestigiosa accademia di danza Houston Valley: “Non ero maturo per entrare lì” e ben presto gli fu chiaro che “il direttore artistico voleva ben altro. Mi faceva avances, davanti a tutti” e lo costrinse a mollare perché “era tutto troppo mortificante”.



A fronte della sua difficile esperienza, dunque, Garrison Rochelle si sente di accogliere l’appello lanciato da Peparini, ribadendo anche lui che “bisogna parlare, denunciare, spiegare ai ragazzi che non è normale fare così”, perché se da un lato è vero che “i ragazzi vogliono emergere, senza passare la gavetta”, non è giusto che “chi è scorretto se ne approfitti”.