Al G7 di Hiroshima non si è giunti a un accordo relativo all’embargo sul gas russo. L’Italia, da parte sua, continua a lavorare per diversificare i propri approvvigionamenti, con la speranza di poter rendere operativo il rigassificatore di Piombino prima dell’inizio del nuovo anno termico. Le importazioni dalla Russia, continuano a scendere, ma il nostro Paese è in grado di farne totalmente a meno?
Come ci spiega Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, «l’anno scorso abbiamo complessivamente importato 73 miliardi di metri cubi di gas, di cui 14 dalla Russia, contro i 29 dell’anno precedente. Considerando che l’impianto di Piombino avrà una capacità di rigassificazione annuale di circa 5 miliardi di metri cubi, se va bene quest’anno potremmo scendere a 4-5 miliardi di metri cubi di origine russa, ma non va trascurato un aspetto tutt’altro che secondario».
Quale?
Se il flusso dalla Russia venisse completamente interrotto, la minor offerta contribuirebbe a far salire i prezzi di mercato. Nel complesso, siamo comunque messi meglio rispetto a un anno fa, anche grazie a tanto gas russo accumulato nelle scorte.
Non possiamo, quindi, ancora totalmente staccarci dalla Russia.
È così, finora non c’è stato alcun embargo e una delle ragioni è proprio che non possiamo fare a meno del gas russo. Pian piano riusciremo a diversificare ulteriormente gli approvvigionamenti, ma ci vorrà del tempo. Tra l’altro parliamo tanto dei gasdotti, ma non dobbiamo dimenticare il Gnl: l’anno scorso le importazioni Ue dalla Russia sono aumentate da 12 a 21 miliardi di metri cubi, in gran parte diretti verso la Spagna, ma anche in Olanda e Belgio.
Dunque, sarebbe difficile anche fare a meno del Gnl russo…
Certo, quei volumi non sono facili da sostituire senza mettere in conto un rialzo dei prezzi.
Quanto Gnl può arrivare dagli Stati Uniti?
Gli Usa hanno una capacità di esportazione annuale che sta raggiungendo i 110 miliardi di metri cubi e l’anno scorso quasi la metà è arrivata in Europa. Sono stati fatti investimenti per aumentare la capacità di esportazione, ma i risultati non saranno immediati.
Intanto il Ttf si muove intorno ai 30 euro/MWh, un livello che non si vedeva da fine 2021. Ci sarà un’ulteriore discesa?
Questi prezzi riflettono anche il fatto che abbiamo scorte abbondanti, costituite anche grazie al gas russo. Con questi livelli si può sperare che le bollette possano scendere ancora un po’, ma siamo sempre nella tempesta: si sta attenuando, ma non è finita. Basti pensare che i prezzi per le consegne del prossimo inverno sono superiori ai 50 euro MW/h. Non bisogna pertanto abbassare la guardia, il Ttf e le bollette potrebbero tornare a salire con l’avvicinarsi dell’inverno, molto dipenderà dal clima che ci sarà, anche durante l’estate, visto quel che è successo con la siccità lo scorso anno.
La scorsa settimana si è chiusa, con un’offerta superiore alla domanda, la prima asta Ue per gli acquisti congiunti di gas. Si è parlato di un successo. Lei cosa ne pensa?
Dopo tutti gli sforzi fatti nei mesi scorsi, la politica dell’Ue dà finalmente i suoi frutti, anche se c’è da dire che l’asta riguardava 11,6 miliardi di metri cubi. Per quanto positiva, quindi, questa iniziativa arriva con mesi di ritardo e non è risolutiva. Abbiamo bisogno di tante infrastrutture, di rigassificatori e produzione nazionale, di utilizzare le rinnovabili, come pure il carbone, per cercare di avere l’energia che ci occorre.
Si tratta di temi su cui conta la politica nazionale, non quella europea…
Sì, è così, ma va anche ricordato che la politica europea ha la grande ambizione di abbandonare il gas a favore delle rinnovabili: una strada difficile da praticare nel breve termine.
(Lorenzo Torrisi)
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