Sono stato fortemente critico sul TTF e sul fatto che i prezzi del gas italiano lo adottassero come riferimento per fissare i prezzi al consumo. La mia posizione era basata sul fatto che il TTF deriva da scambi “puramente” finanziari in un mercato privo di scambi fisici. Dire che fosse un indicatore del rapporto domanda/offerta del mercato europeo del gas era semplicemente una convenzione fra gli addetti ai lavori interessati a far business attraverso la manipolazione degli scambi finanziari.



Draghi ha lanciato una sfida all’Europa chiedendo che fosse imposto un tetto al prezzo di acquisto del gas da parte dei vari Paesi europei. Lo ha fatto, probabilmente, per evitare di scontrarsi con le aziende italiane che il TTF hanno voluto e che hanno stra-guadagnato con il suo utilizzo.

Ora il price cap esiste ed è in funzione. Certamente non regola il mercato del gas europeo, ma un effetto pratico lo ha raggiunto.



In pratica, la filosofia dell’accordo europeo prevede due distinti casi:

1) Se si verifica, come nel corso del 2021-2022, che in presenza di un mercato equilibrato in termini di offerta e domanda, un rialzo del prezzo irragionevole (al di sopra di 180 €/Mwh), le autorità europee si impegnano a intervenire esaminando il caso e prendendo eventuali misure;

2) Se dovesse succedere che uno o più Paesi dovessero restare senza disponibilità di gas fisico, allora, questo accordo non vale e tutti sono liberi di andare a comprare il gas dove lo trovano e al prezzo che riescono a negoziare.

Apparentemente sembra un accordo inutile, ma, in realtà ha messo in luce e risolto il principale dei problemi: la speculazione assurda nella borsa di Amsterdam nel non-mercato del TTF.



Senza fare tanto clamore, l’Ue ha ammesso che ci si è trovati di fronte a una speculazione pesante in assenza di una crisi dell’offerta del gas. Tutte le elucubrazioni teoriche per legittimare le operazioni sul TTF sono state spazzate via. Il TTF è schizzato alle stelle mentre il gas c’era e i mercati erano riforniti. Mai il TTF è stato l’indicatore dell’equilibrio fra domanda e offerta fisica di gas in Europa.

Il solo fatto che su questa borsa siano stato puntati i riflettori dell’Ue ha fatto “scappare” quelle società di trading che si sono mosse nei mesi passati. Nessuno di loro vuole mettersi a rischio di finire oggetto di inchieste da parte di un’istituzione così autorevole.

È successo già in passato che gli organismi di controllo della borsa di New York e di Londra hanno messo sotto inchiesta società di trading e che le abbiano condannate a pesanti risarcimenti e multe per centinaia di milioni di dollari. L’Ue ha persino condannato una delle principali agenzie di reporting dei prezzi per aver contribuito alla manipolazione del mercato di alcuni prodotti petroliferi.

La borsa di Amsterdam è una piccola “fiera paesana”, che non vale il rischio di una condanna e di una caduta di immagine dalle conseguenze pesanti. Va dato dunque merito a Draghi e alla Commissione europea di aver trovato una soluzione abbastanza diplomatica per eliminare sostanzialmente le azioni di speculazione del TTF.

Il price cap non interverrà mai a bloccare il prezzo del gas fisico nei vari Paesi di consumo europei e difficilmente l’Europa sarà in grado – almeno nel breve e medio termine – di coordinare acquisti comuni di gas. Forse potrà coordinare una politica di gestione degli stoccaggi, ma per arrivarci occorre creare un’istituzione simile all’Agenzia Internazionale dell’Energia che abbia il compito e le risorse operative (e i poteri) per intervenire nelle situazioni di crisi o per attività specifiche quali lo stoccaggio del gas. Non mi pare che sia dietro l’angolo.

Ovviamente, i gestori della borsa del gas di Amsterdam (ICE in testa) hanno capito cos’è successo e si sono convinti che ad Amsterdam il giochino non potrà funzionare più. Allora, stanno già pensando di traslocare a Londra sperando di trovare ospitalità presso la Borsa della City. Vedremo quanti operatori saranno disposti a rimettersi in gioco per una scommessa che parte perdente.

Rimane il problema della creazione di un vero libero mercato del gas europeo. Potrà essere fatto se ci sarà l’accordo di tutti i produttori del Nord e del Sud-Est del Mediterraneo. Se andrà avanti l’idea di un hub in Italia, forse la cosa si potrà realizzare.

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