Allarme sul gas americano: “Venduto in EU a 4 volte il suo valore”
Durante un intervento all’Assemblea Nazionale francese, che si è tenuta a Parigi, il ministro dell’economia Bruno Le Maire ha accusato l’America di sfruttare la crisi del gas in Europa. Infatti, secondo l’accusa lanciata dal Ministro, la Francia paga attualmente “un prezzo quattro volte superiore” per il GNL acquistato dal “partner americano”, rispetto al prezzo a cui lo stesso partner lo “vende agli industriali americani”.
Secondo Le Maire sarebbe inaccettabile questa situazione, perché “il conflitto in Ucraina” che dato il via alla crisi del gas in Europa, “non deve sfociare in una dominazione economica americana e in un indebolimento dell’Unione europea”. Avrebbe poi sottolineato che “l’indebolimento dell’Europa non è nell’interesse di nessuno”, rinnovando infine la necessità di “trovare relazioni economiche più equilibrate sulla questione energetica”. Insomma, sembra che il malcontento per la gestione della crisi del gas a livello europeo stia iniziando ad allargarsi tra i leader del vecchio continente, tra chi spinge perché venga imposto un price cap, chi si oppone e chi chiede una gestione innovativa della crisi.
Gas: come procede la gestione della crisi in Europa
Le parole di accusa del ministro dell’economia francese Le Maire sono solo l’ultima di una serie di voci preoccupate per il gas in Europa, in costante crescita dall’inizio della guerra tra Ucraina e Russia, oltre che costantemente ridotto nelle sue forniture. Solamente pochi giorni fa era toccato ad Olaf Scholz che durante un vertice europeo a Praga ha detto che “siamo tutti d’accordo nel dire che i prezzi sono troppo alti”, suggerendo di “discutere con Norvegia, Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone sul modo in cui possono essere ridotti”. “Occorre”, aveva concluso Scholz, “affrontare il problema collettivamente”.
Tuttavia, nonostante gli allarmi e le preoccupazioni, sembra che comunque a livello europeo non si sia ancora fatto abbastanza per trovare una gestione comune ed efficace della crisi del gas. L’accordo sul price cap non si riesce a raggiungere per via delle opposizioni di Germania e Olanda, che nel frattempo starebbero discutendo di soluzioni alternative. Si parla di “acquisti comuni di gas per gli stoccaggi”, oltre a trovare nuovi “partner affidabili”, mentre sul price cap, in questo documento ufficioso, si suggerisce di procedere con prudenza e cautela.
Anche l’Australia suggerisce di rafforzare legami e negoziati con altri partner affidabili che sostituiscano la Russia per la fornitura di gas, non escludendo però tassativamente il price cap. Contestualmente, Italia, Grecia, Belgio e Polonia avrebbero pensato e proposto un price cap per il gas “dinamico”, ovvero un range di prezzo in cui potrebbe oscillare, ma oltre il quale non potrebbe scendere o salire.