Nell’arco degli ultimi sette giorni, l’indice Ttf di Amsterdam ha prima registrato una serie di bruschi rialzi, da livelli inferiori ai 30 euro/MWh fino a sfiorare i 47 euro/MWh, e poi una repentina discesa fino ai 31-32 euro/MWh. Come ci spiega Davide Tabarelli, Presidente di Nomisma Energia, questa volatilità del prezzo del gas che non si vedeva da alcuni mesi è stata principalmente dovuta a due fattori.



Quali?

Il primo è legato ad attività di manutenzione che si stanno protraendo più del dovuto in alcuni impianti del Mare del Nord, da dove proviene la maggior parte del gas che l’Ue importa. Va, infatti, ricordato che la Norvegia è ormai il primo fornitore europeo. Il secondo è l’aumento della domanda, sia in Europa che in Asia, connessa all’arrivo del caldo, che comporta l’incremento di consumi di energia elettrica, prodotta anche tramite il gas, per alimentare i climatizzatori.



Come mai la domanda asiatica influenza il prezzo di riferimento per l’Europa?

Perché può incidere sui volumi di gas effettivamente disponibili per l’Europa. In ogni caso il Ttf è tornato a livelli intorno ai 30-35 euro/MWh e al momento possiamo stare tranquilli, perché le scorte sono elevate, però bisogna cominciare a guardare al prossimo inverno e dei problemi ci potrebbero essere ancora.

Soprattutto da ottobre, visto che l’Olanda ha deciso di anticipare la chiusura del giacimento di Groningen, il più grande d’Europa.

Trovo che questa decisione sia veramente una follia. Tutto il mondo sta parlando di inflazione e della sua persistenza nonostante il rialzo dei tassi di interesse che non ha effetti positivi sull’economia. La chiusura del giacimento di Groningen rappresenta un taglio dell’offerta di energia, che porterà a un aumento dei prezzi e, di conseguenza, dell’inflazione.



La scelta della chiusura è dovuta ai terremoti che accompagnano le attività di estrazione.

Sì, esiste un problema di microsismicità, ma una decisione così drastica in un momento come questo, con la convinzione che il gas non serva, è una follia. C’è anche da dire, però, che noi italiani non facciamo nulla di molto diverso, visto che la produzione nazionale potrebbe essere 6-7 volte quella attuale, ma non riusciamo ad alzarla, nonostante questo sia stato anche uno dei temi della campagna elettorale.

Il Governo l’anno scorso ha approvato il Decreto sblocca-trivelle, ma non sembra essere servito…

Da una parte, pesa il PiTESAI approvato dal precedente Governo, che è limitante, ma anche molto difficile da cambiare. Dall’altra, il problema attuale è che, nonostante un provvedimento nazionale che offre la possibilità di aumentare la produzione nazionale, nessuno se la sente di affrontare l’opposizione esistente a livello locale. Come minimo, eventuali risultati arriveranno più in là nel tempo e questo è veramente un peccato.

In vista dell’inverno, la scelta olandese di certo non aiuta.

È così, ma anche quella della Germania che a metà aprile ha disconnesso dalla rete le tre centrali nucleari che erano ancora attive. Vuol dire che ci sarà ancora più bisogno di gas. E se l’offerta non aumenta, i prezzi energetici che incidono molto sull’inflazione europea non potranno che salire.

Nonostante siano stati costruiti dei nuovi rigassificatori, uno anche in Italia?

Certo, sono stati costruiti dei terminali di rigassificazione, e il fatto che in poco tempo ne sia stato realizzato uno anche in Italia è un mezzo miracolo. Ma se questo inverno sarà rigido e se mancherà totalmente il flusso dalla Russia, allora saranno guai. Va ricordato, infatti, che lo scorso inverno non è stato particolarmente freddo e dalla Russia è continuato ad arrivare gas, seppur in misura minore rispetto a prima. Vedremo cosa accadrà quest’anno.

Alla luce di quello che sta dicendo, è strano che in Europa si facciano vertici su diversi temi, dall’immigrazione alla finanza pubblica, ma non ci si occupi più di energia…

A Bruxelles si parla molto di REPowerEu, ma si tratta di investimenti che, in particolare per quel che riguarda l’idrogeno verde, non è detto che diano i risultati sperati e, soprattutto, in breve tempo. In un momento di emergenza appaiono scelte visionarie, come il nucleare da fusione. Investire sull’idrogeno verde per affrontare un’emergenza è assurdo, non ha senso.

Il price cap europeo potrà aiutarci?

Siamo molto lontani dai 180 euro MW/h del price cap e speriamo di non tornare ai quei livelli. Il vero problema è che l’inflazione potrà continuare a scendere se i prezzi rimarranno stabili intorno ai 20-30 euro MW/h. A questo punto molto dipenderà dalla Russia, che finora non ha smesso di mandarci gas.

(Lorenzo Torrisi)

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