Le ultime settimane e giorni, nonostante l’apparenza, hanno visto scadenze e notizie interessanti sul fronte energetico, la più importante delle quali è certamente lo stop definitivo alla produzione di automobili a benzina e gasolio dal 2035 sancito dal Parlamento europeo.

La notizia più fresca è però quella relativa alla raffineria Isab di Priolo, di proprietà della russa Lukoil: a inizio anno era stato raggiunto un accordo per la cessione all’azienda cipriota Goi Energy, ma ora sembra che gli Stati Uniti, che a pochi chilometri di distanza dall’impianto hanno la base militare di Sigonella, non vedano di buon occhio questa operazione, specie perché a Cipro vi sono società finanziarie russe. E non va dimenticato il particolare che sulla raffineria il Governo può esercitare la Golden power. Anche se a noi risulta che nonostante questi rumors la trattativa per la cessione della raffineria a Goi Energy stia procedendo positivamente. Abbiamo fatto il punto con Michele Marsiglia, Presidente di FederPetroli Italia.



Cominciamo dal mercato del gas. Mercoledì è entrato in vigore il price cap europeo. È noto, però, che l’Intercontinental Exchange intende avviare un mercato parallelo al Ttf a Londra, in modo da non essere soggetto al tetto imposto dall’Ue…

In effetti, la preoccupazione più grande è quella che gli operatori, nel momento in cui vi fossero nuove impennate dei prezzi, dovute magari all’avvio della fase di riempimento dei stoccaggi, piuttosto che a picchi di consumo o a ragioni di natura geopolitica, migrino verso altri mercati, regolamentati o meno, alternativi al Ttf, così da evitare il price cap, costringendo chi ha necessità effettiva di quantità di materia prima a seguirli. Tra l’altro non dobbiamo dimenticare che la stessa Ue ha previsto che il tetto al prezzo possa essere sospeso nel caso siano a rischio gli approvvigionamenti.



Al momento, però, la situazione appare “tranquilla”.

Il Ttf sembra essersi stabilizzato nelle ultime settimane intorno a 50 euro/MWh, un livello che non solo resta elevato per famiglie e imprese rispetto al 2021, ma che creerà problemi, e perdite, a chi ha dovuto acquistare grosse quantità, magari per garantire la fornitura ai propri clienti, ai prezzi di qualche mese fa.

L’Ue ha fatto anche scattare, il 5 febbraio, l’embargo sui prodotti petroliferi raffinati russi. Si sta vedendo qualche effetto sul mercato?

È ancora presto per tirare le somme, perché lo stoccaggio effettuato prima del 5 febbraio è stato massiccio, soprattutto per quel che riguarda il diesel. Aspettiamo la fine del mese per vedere quale sarà la situazione. Non bisogna dimenticare che con le sue raffinerie l’Europa non è comunque in grado di soddisfare il fabbisogno interno.



A proposito di raffinerie, sembra essere tornato in forse il futuro dell’Isab di Priolo. Cosa ne pensa?

Gli Stati Uniti sono preoccupati, perché diversi asset europei prima di proprietà russa sono ora passati a società cipriote. Hanno quindi il dubbio che dietro di esse possano esserci interessi russi.

Se però saltasse l’operazione ci sarebbe il rischio di avere una raffineria in meno, che tra l’altro è la più grande d’Italia, proprio quando è in vigore l’embargo sui prodotti raffinati russi…

Se si fermasse la raffineria di Priolo, si bloccherebbe parte della produzione italiana, e quindi anche europea, e ci si ritroverebbe ancora più costretti a rifornirsi all’estero, perché no dagli Stati Uniti. Mi sembra che siamo dinanzi all’ennesimo tentativo degli Usa di mettere in difficoltà sia l’Italia che l’Europa per quanto riguarda gli idrocarburi.

Idrocarburi a cui l’Europa vuole rinunciare, come si è visto anche nel caso dello stop ai motori a benzina e gasolio dal 2035.

La transizione energetica si deve fare e si sta già facendo, ma credo che siano necessari step ben chiari e realistici, altrimenti si rischia la fine del Protocollo di Kyoto, che aveva dei bei obiettivi ma impossibili da raggiungere per la mancanza di una valutazione relativa a tutte le fasi di evoluzione che l’industria in generale avrebbe dovuto compiere. La mia impressione è che l’Ue in questo modo si stia sempre più isolando dal resto del mondo, non solo dalla Russia, ma anche dal Medio Oriente e dagli Stati Uniti, i quali si guardano bene da prendere decisioni analoghe sulle auto.

L’Ue si sta ponendo, quindi, un obiettivo impossibile da raggiungere?

L’obiettivo sembra un po’ utopistico, non pare raggiungibile considerando l’industria europea nel suo complesso e i posti di lavoro coinvolti. Non dovremo sorprenderci se ci saranno altri Paesi che, sulle orme della Gran Bretagna, decideranno di voler fare a meno di questa Europa. Non va poi trascurata una conseguenza di questa decisione europea.

Quale?
Da tempo si sta investendo su carburanti sempre più puliti, ma adesso non converrà più. Si freneranno, quindi, degli investimenti su cui già era difficile intravvedere un ritorno economico. L’Europa, invece di concentrarsi sulla soluzione alla crisi che sta attraversando, anche a seguito della guerra in Ucraina, legifera in un modo che penalizza l’economia dell’Europa stessa.

In questo quadro, se saltasse l’operazione con Goi Energy sarebbe ancora più complicato trovare qualche investitore interessato ad acquistare la raffineria Isab…

Sì, è così.

(Lorenzo Torrisi)

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