PROPOSTA ITALIA-BELGIO-GRECIA-POLONIA: “PRICE CAP DINAMICO SUL GAS”

C’è anche l’Italia nella lista dei 4 Paesi Ue che hanno inviato la proposta sul gas per ovviare alla enorme crisi energetica scatenata dai rincari per la guerra in Ucraina: si tratterebbe di un price cap (tetto al prezzo) “dinamico”, così quantomeno traspare dalla bozza in mano all’ANSA firmata dai quattro Ministri dell’Energia di Italia, Polonia, Grecia e Belgio. Il “non-paper”, ovvero documento non ufficiale, è stato inviato alla Commissione Europea in attesa che un documento più allargato – dove rientrerà anche la Francia, decisa a combattere la battaglia del “fronte comune” sul caro-energia assieme all’Italia – possa essere poi presentata al Consiglio Europeo del 20-21 ottobre. Il “price cap dinamico” al gas in arrivo dalla Russia andrà applicato, secondo la proposta redatta dal Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani, solo in uno scenario «in cui non c’è assenza di forniture e c’è uno scambio di domanda e offerta di gas».



La proposta italiana – sostenuta anche dal Presidente della Repubblica Mattarella che oggi ha parlato di «sforzo di solidarietà comune europea necessario, è il valore fondante dell’Unione Europea» – prevede secondo la bozza siglata anche da Grecia, Polonia e Belgio: «Sulla base del corridoio dinamico: è possibile stabilire un valore centrale per questo corridoio e rivederlo regolarmente tenendo conto di parametri di riferimento esterni (ad esempio, i prezzi del greggi) e consentendo fluttuazioni (ad esempio del 5%) intorno al valore centrale all’interno del corridoio». Il “corridoio dinamico” sul prezzo del gas deve avere un valore centrale «che rappresenterebbe un limite massimo che può essere posto a un hub di riferimento (come il Ttf) o può essere posto su più hub (Peg, Psv, Zee, per evitare l’arbitraggio), o meglio può coprire tutte le transazioni (sia in borsa che Otc». Il “non-paper” sul price cap prevede anche possibili «fluttuazioni intorno al valore centrale per fornire segnali di prezzo per lo spostamento del gas attraverso gli Stati membri, nel caso in cui più hub raggiungano il tetto massimo». Infine, chiarisce il documento di proposta inviato dall’Italia alla Commissione Europea, il tetto “limitato” al gas russo impiegato per l’energia elettrica «ignora i 2/3 del mercato del gas e crea disincentivi alla riduzione dei prezzi in quanto gli importatori saranno compensati per qualsiasi prezzo pagano».



OLANDA CONFERMA SCUDO GERMANIA: “FANNO BENE”. EUROPA IN FRANTUMI SUL PRICE CAP DEL GAS

Quattro Paesi in Europa, in sostanza, criticano aspramente lo “scudo” messo in campo dalla Germania con i 200 miliardi (di debito fiscale) con i quali comporsi il proprio auto-price cap, rifiutando invece l’investimento comune in stile Recovery Fund. Sempre nel documento non-paper presentato dall’Italia si sottolinea come la soluzione del “price cap temporaneo” e non dinamico «potrebbe creare una passività senza un chiaro limite verso l’esterno, ad esempio perché il prezzo all’importazione può continuare a salire, richiedendo più risorse per mantenere il tetto». Il 30 settembre scorso la Germania ha ribadito il suo “no” a ogni forma di “price cap” da applicare alle importazioni verso l’Europa, come invece chiesto da Italia, Francia e altri 13 Paesi. L’ennesimo buco nell’acqua che da più parti ha fatto (giustamente) gridare all’Europa in frantumi è avvenuto durante la riunione straordinaria dei Ministri Ue: il Governo Scholz ha spiegato che il suo no ferreo non deriva da «motivi ideologici», bensì dalle «preoccupazioni sulla sicurezza degli approvvigionamenti e all’eventualità che il Continente venga tagliato fuori dalle forniture e il Gnl fugga verso l’Asia». Di contro, Italia e Francia lamentano che il “no” della Germania arriva mentre loro stessi si sono già sistemati il proprio intervento anti-caro energia con risorse interne e non vogliono un investimento comune di solidarietà.



Oggi l’Olanda si è schierata nettamente a fianco della Germania, così come anche gli altri Paesi del Nord Europa: «Da parte dell’Olanda non c’è alcuna ideologia. Dobbiamo valutare le varie proposte sul tavolo, come quella degli acquisti comuni», ha spiegato il premier olandese Mark Rutte da Praga. In merito allo scudo da 200 miliardi messo in campo da Berlino il n.1 del Governo olandese ha poi aggiunto «penso che la Germania sia totalmente legittimata, lei ha la possibilità di prendere decisioni e noi anche lo abbiamo fatto. Ho visto molte critiche ma io non ne faccio parte». Resta la preoccupazione e resta soprattutto la forte divisione nella “spina dorsale” dell’Unione Europea: la Germania continua a ribadire che porre un “tetto al prezzo del gas” significa non capire il mercato: «le forniture di gas all’Europa sarebbero messe a rischio, perché le aziende fornitrici potrebbero rivolgersi ad altri Paesi», ribadiscono gli “sherpa” dei Paesi del nord.