Presto il gas russo potrebbe tornare a scorrere a fiumi sul territorio dell’UE nel caso (forse remoto) in cui le trattative in corso in questi giorni tra i banchi di Bruxelles dovessero giungere ad una qualche svolta, trovando un percorso che possa mettere d’accordo le numerose e discordanti voci dei 27 membri: a dirlo è il Financial Times che sembra aver avuto conferma da parte di alcuni funzionari europei che sostengono che il gas russo potrebbe essere incluso in un eventuale accordo per la pace in Ucraina con il duplice beneficio di aiutare le difficili trattative con Mosca e di ridurre gli esorbitanti costi energetici che attualmente l’Europa si trova costretta a sostenere.
Facendo prima di tutto un passetto indietro, è bene ricordare che fin dalle primissime fasi della guerra in Ucraina il gas russo finì al centro di uno scontro incrociato tra Bruxelles e Mosca con la prima che si trovò costretta a fare i conti con la chiusura di alcuni dei principali gasdotti russi come forma di ritorsione per le sanzioni imposte: all’epoca sul territorio europeo circa il 40% del gas complessivamente acquistato all’estero era proprio di origine russa; mentre dopo un’iniziale crisi sugli approvvigionamenti si è arrivati ad un contesto in cui lo scorso anno quella percentuale si è ridotta al 10% (poi ulteriormente ribassato in seguito alla chiusura di questo mese dell’ultimo gasdotto attivo), il tutto – però – a discapito dei costi che sono notevolmente aumentati.
È scontro in UE per la ripresa delle forniture di gas russo: le trattative difficili tra sostenitori e detrattori
Fermo restando che attualmente l’obiettivo ufficiale dell’UE è arrivato allo 0% del gas russo acquistato entro il 2027, lontano dai riflettori sembra che si stia muovendo una macchina diplomatica che va in direzione completamente opposta, ventilando l’ipotesi di riattivare tutti i gasdotti: i paesi sostenitori di questa ipotesi – che secondo il Financial Times includerebbero la Germania e l’Ungheria – ritengono che potrebbe essere un ottimo modo per spingere Mosca a sedere al tavolo delle negoziazioni (con la promessa, insomma, di garantirgli quell’enorme afflusso monetario che si è interrotto con la guerra); contribuendo anche alla riduzione dei costi energetici per l’UE che potrebbe fare a meno del ben più dispendioso GNL.
Dall’altra parte – però – tra gli oppositori della riapertura delle forniture di gas russo vige in generale l’idea che così facendo Mosca non pagherebbe il prezzo di nessuna colpa per la guerra in Ucraina (ottenendo sia i territori conquistati, che la sua ex posizione di paese leader nelle esportazioni energetiche), indebolendo la capacità negoziale dell’Unione; mentre non va dimenticato neppure che Donald Trump ha minacciato l’UE di imporre tariffe altissime nel caso in cui non acquisti – a prezzi comunque poco vantaggiosi – il GLN americano, con la conseguenza di vanificare quell’auspicata riduzione dei costi energetici di cui parlano i sostenitori della riapertura dei gasdotti.