Verso le 13:00 del 23 marzo di questo horribilis 2022 – non che il 2021 e 2020 abbiano scherzato! – arriva la notizia che il Presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato l’incovertibilità del dollaro statunitense e dell’euro negli acquisti di idrocarburi provenienti dalla Russia; il corollario è che verrà accettato come pagamento solamente il rublo.



Questo fatto così scarno ed essenziale nasconde in sé aspetti e conseguenze esiziali e planetarie che si cercherà a poco a poco di mettere in luce; innanzitutto, tocca attirare subito l’attenzione sulla questione che “è il solo rublo a essere accettato come pagamento”, e quindi nessun’altra valuta, cioè né yuan, né yen, né franchi svizzeri, ecc. Resta solo un altro modo insieme al rublo: l’oro fisico; quindi cerchiamo di analizzare questo collegamento esplosivo per l’attuale sistema dei pagamenti internazionali che ha nel dollaro e poi nell’euro le due valute benchmark.



Immaginiamo cioè come l’Italia, a seguito delle importazioni di gas e petrolio, le possa pagare con i rubli; detto meglio, come farà l’Italia a procurarsi rubli vista la sostanziale chiusura sanzionatoria attuale dell’interscambio italo-russo? Ma si badi bene, la stessa cosa vale per la Germania, per la Gran Bretagna, per l’Austria, per gli Stati Uniti. Vale cioè per tutto il mondo occidentale, ma anche – e sembra sorprendente – anche per la Cina, per l’India, ecc.

La vera differenza è che i Paesi e le nazioni che non hanno imposto sanzioni alla Russia, né finanziarie, né economiche e commerciali, i rubli se li possono procurare agevolmente dall’interscambio commerciale, e da tale punto di vista, com’è prassi nell’attività delle banche centrali che controllano i movimenti del proprio tasso di cambio e la quadratura finale della propria bilancia dei pagamenti, tra questi Paesi non sanzionatori e la Russia, al 90% le transazioni dell’interscambio commerciale, e quindi compresi gli idrocarburi, sono partite di giro contabili.



Per noi occidentali la questione è però del tutto diversa, visto che avendo azzerato quasi del tutto in modo sanzionatorio l’import-export con la Russia, e che dal canto suo, poi la stessa abbia dichiarato nella giornata del 23 marzo l’incovertibiltà di dollaro Usa ed euro, l’unico modo per procurarsi rubli è quello di vendere oro alla Banca centrale russa che in cambio cederà rubli. Questa è l’essenza fondamentale dell’oro dello Zar.

Ma la questione ha la sua vera importanza sull’intero sistema dei pagamenti internazionali, in quanto se andasse avanti questa guerra valutaria, finanziaria e commerciale, la proiezione da qui a un anno massimo è quella di una oncia d’oro valutata a 6.000 dollari al posto dei 1.940 attuali; il valore di 6.000 dollari a oncia d’oro non è più lontanamente compatibile col dollaro come valuta di riserva mondiale e benchmark degli scambi globali.

A tutto questo va poi aggiunto che è di qualche giorno prima la notizia che l’Arabia Saudita ha iniziato a livello operativo e sperimentale il pagamento delle proprie esportazioni di petrolio alla Cina in cambio di yuan; il progetto è iniziato con l’inizio di una sperimentazione pilota e settorializzata.

Credete che le cose terminino qui? Nemmeno per idea! Si sa da giorni che il ministro degli Esteri Di Maio è in giro in Africa e nel Medio Oriente per progettare e organizzare la fine della dipendenza dagli idrocarburi russi con l’entrata di altri Paesi fornitori; tale progetto, se tutto andasse liscio e tranquillo, richiederebbe perlomeno 6 anni, al di là dei claudicanti e iniziali 2 del ministro Cingolani, il quale in questo momento più che il ministro della Transizione energetica sembra diventato il ministro del superenalotto energetico; bene, dato il miglior risultato atteso per questi tentativi, immaginiamo ora di aver concluso già da maggio prossimo l’acquisto mensile di 200.000 barili di petrolio dallo Zaire (ricordiamo che noi come Italia il petrolio che consumiamo lo importiamo per la quasi totalità e questo totale sono circa 1.850.000 barili giornalieri di cui 550.000 russi); come pagheremo lo Zaire? È del tutto ovvio che paghiamo con euro o con dollari, che entrano nelle riserve del qui citato Stato africano.

Però, lo Zaire con questi guadagni probabilmente vorrà acquistare derrate alimentari, grani e olii, che guarda caso al 40% fanno capo a Russia e Ucraina; quindi, dobbiamo sperare in questo momento che la Russia accetti dollari ed euro se gli vengono offerti dallo Zaire; ma se invece decidesse per una misura ancora più draconiana, e cioè che anche dallo Zaire non accetta le valute occidentali?

In parte, però, abbiamo risposto già prima, e cioè che tra nazioni che non hanno sanzioni a porsi tra di loro, le bilance commerciali funzionano un po’ come un enorme libro di contabilità di partite di giro; però i casi pratici possono essere innumerevoli e mai definiti e definibili una volta per tutte. Si comprende benissimo che se tale logica degli annunzi andasse avanti in maniera convinta e inerziale, quello che ne originerebbe sarebbe un caos economico e finanziario che farebbe impallidire la crisi del 1929.

Dove sono allora le chiavi di arresto di questa potenziale e gigantesca crisi finanziaria ed economica? Le chiavi sono nel confronto-scontro odierno tra Stati Uniti e Russia che non conviene a nessuno dei due attori di continuare e peggiorare, e pertanto in modo pratico e visibile: accordo e pace in Ucraina. La logica russa della provincia ribelle e la logica americana dell’impero planetario di tipo occidentale devono trovare una soluzione nell’interesse alla fine per tutto il pianeta.

Non mi stancherò mai di ripeterlo con forza, che le due e uniche vere superpotenze sono Stati Uniti e Russia, e che tanta informazione televisiva nazionale e dei maggiori quotidiani è condotta da giornalisti prezzolati e non preparati, oppure detto meglio dai curriculum di studi gonfiati, esagerati e vacui; quindi morale della favola, il cittadino medio non fruisce di informazione, ma di intrattenimento superficiale, fuorviante e inutile.

Perché faccio questo inciso? Lo faccio perché, ad esempio, viene del tutto distorta la reale posizione della Cina, la vera forza del suo Prodotto interno lordo e per conseguenza la sua qualità; argomento questo che viene utilizzato e blandito per la Russia in modo del tutto cialtronesco da personaggi televisivi che si atteggiano a macroeconomisti e studiosi di politica internazionale. Un esempio dà l’immagine nitida di ciò che sto affermando: quante volte avete sentito che la Russia è un Paese limitato e in crisi perché le sue esportazioni constano al 60/70% di materie prime e che quindi non c’è nella nazione una vera industria manifatturiera e tecnologica, come ad esempio in Germania e Italia?

Ma riflettono questi soloni sul fatto che per esportare gas ci vogliono infrastrutture e stabilimenti industriali fra i più avanzati, tecnologici e vasti del pianeta? Ci si ricorda ad esempio che il Nord Stream 2 è costato 11 miliardi di euro e che è lungo 1.100 km e che è il suo percorso si snoda nelle profondità del Mar Baltico? I soloni in oggetto si sono forse dimenticati che una delle aziende fiore del made in Italy per tecnologie, competenze e dimensioni è la Saipem, fra i leader delle tubazioni mondiali, insieme ad aziende tedesche, russe e americane?

Mentre per il verso opposto l’enorme Pil cinese è un aggregato composto per la quasi totalità di settori maturi a tecnologia media e di largo consumo; infatti, la Cina deve sfamare al contrario dell’Italia 1 miliardo e 450 milioni di persone.

Queste breve digressioni esemplificative ,che non sono per nulla esaustive, servono nell’economia di questo intervento a dare altra luce e da angolazione differente delle decisioni del Presidente russo. In sostanza, Putin vuole la fine dell’intervento militare in Ucraina, grazie alla resa del Governo ucraino pilotata dagli Stati Uniti, e per avere tutto questo ha iniziato la guerra finanziaria al sistema dei pagamenti internazionali, più che rispondere per ritorsione alle sanzioni occidentali.

C’è nei fatti e nella storia una verità scomoda: la Russia considera l’Ucraina come una sorta di provincia ribelle o porzione della nazione intera da riportare all’ordine; quest’ordine lo hanno inteso e lo intendono i governanti russi con una brutalità ben superiore a quella di noi occidentali, che comunque va ricordato che non ne siamo del tutto privi; si verifica pertanto un’apparente contraddizione e cioè che lo Stato aggressore, la Russia, sta utilizzando solamente il 10% (fino a oggi) della sua forza militare convenzionale, perché non si considera in guerra con l’Ucraina, quanto in uno scontro con gli americani che vanno facendo e organizzando troppi colpi di Stato in giro per il mondo; ora, finché li fanno da altre parti, compresa la Cina, alla Russia poco importa se non che ci sia un ordine condiviso tra americani e russi; quando però gli americani seminano zizzania in territori che considerano casa loro, allora arriva la brutalità che terrorizza il mondo intero.

Più che bombardare a tappeto Kiev, la Russia ha ora preso di mira il ruolo del dollaro da sottoporre a bombardamento, in questa sciagurata complessa e potenzialmente pericolosissima escalation degli eventi. In altre parole, mai come ora le élites governative statunitensi e russe devono dar prova della loro capacità, profondità e dimensione globale, dando il la a un rinnovato accordo strategico di pace che possa portare allo sviluppo ulteriore della ricchezza e delle relazioni umane mondiali.

Restano come attori secondari, ma assolutamente importanti, gli aggregati giganti che devono dare il loro contributo e parliamo cioè di: Cina, Unione europea, India e Brasile.

In ultimo: restano sulla coscienza di tutti noi i morti e le disgrazie odierne dell’Ucraina.

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