Nonostante il crollo del 28 febbraio scorso a causa dell’ invasione russa in Ucraina ed i primi annunci di sanzioni alla Russia, il rublo ha perso metà del suo valore salvo poi riprendersi con una risalita iperbolica negli ultimi due giorni. Un +45% sul dollaro (veramente insperato) ha finito per gonfiare le vele del tricolore russo. A quali sono le cause di questa risalita?

Ucraina e crisi energetica: la difesa di Mosca

Stanno domandando gli economisti di tutto il mondo, volte a capire quanto le sanzioni siano state veramente efficaci. Eppure le attività di boicottaggio della moneta russa si sono fatte sempre più gravi fino a portare due giorni fa alla rinuncia da parte della banca d’Italia dello scambio del rublo sui mercati. L’eccesso di volatilità era alle stelle.
Inoltre gli Stati Uniti e l’Unione Europea hanno finito per congelare le riserve valutarie della banca centrale russa da 640 miliardi di dollari detenute in istituti al di fuori della Russia, per poi concludere con l’eliminazione di Mosca dal sistema di pagamenti Swift.
Ma il Cremlino si era già messo ai ripari acquistando oltre 600 miliardi in oro fisico e associando il valore dell’oro alla sua moneta, mossa strategica come sottolineato anche a febbraio dagli analisti. Inoltre il Cremlino ha imposto controlli sui capitali a coloro che vogliono scambiare i propri rubli con dollari ed euro, la banca Centrale russa ha alzato i tassi di interesse al 20%.

Ucraina e crisi energetica: un nuovo ordine mondiale

È quindi riduttivo associare questa risalita soltanto alla decisione di Putin di pagare il gas Russo con la moneta di Mosca, benché sia logica e giusta. Tuttavia resta sempre l’ipotesi che questo incremento vertiginoso possa risolversi in una bolla pronta a crollare, un’incredibile fuoco di paglia destinato a bruciare miliardi e miliardi di dollari in poche ore.
Ma lo scenario attuale implica necessariamente che il mercato valutario globale stia cambiando, rischiando di indebolire severamente il sistema euro-dollaro in favore di valute fino ad oggi meno apprezzate.


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