Il gas russo e il petrolio proveniente da Mosca non sono più previsti nello scenario che va stagliandosi all’orizzonte per effetto delle sanzioni dell’Unione europea contro la Russia, collegate all’invasione dell’Ucraina ordinata lo scorso 24 febbraio da Vladimir Putin. In questi giorni, il nostro esecutivo sta provando a individuare alternative alle forniture sovietiche e lunedì il presidente del Consiglio, Mario Draghi, sarà in Algeria proprio a tal fine. Certo, la sostituzione di miliardi di metri cubi di gas russo non è cosa da poco, né tantomeno immediata. Il “Corriere della Sera” ipotizza così un piano da parte del governo italiano per fare fronte a questa situazione emergenziale.



In particolare, in vista dello stop al gas russo dal primo maggio potrebbe essere varata la regolazione per legge della temperatura negli uffici pubblici, con una stretta all’utilizzo di termosifoni e condizionatori. Nel dettaglio, “si prevede che dal 1° maggio 2022 al 31 marzo 2023 la media ponderata della temperatura degli edifici pubblici non dovrà superare i 19 gradi centigradi più 2 gradi di tolleranza e non dovrà essere minore dei 27 gradi meno due gradi di tolleranza”.



STOP AL GAS RUSSO, IL PIANO DI DRAGHI: LUCI E LAMPIONI SPENTI?

Per fronteggiare la carenza di gas russo, inoltre, secondo il “Corriere della Sera” una prima ipotesi per ridurre i consumi energetici è quella di usare meno elettricità. Se il governo deciderà di mettere una norma, “i sindaci potrebbero essere costretti a ridurre il numero dei lampioni accesi e le ore di illuminazione, così come nei condomini si potrebbe ritardare l’accensione della luce nelle parti comuni”.

Occhio anche ai carburanti: se dovessimo avere l’embargo o il prezzo dovesse salire ancora, potrebbero essere stabilite misure simili a quelle del 1973, quando scoppiò la guerra tra Israele e parte del mondo arabo guidato da Egitto e Siria. In tale circostanza, l’Occidente appoggiò lo Stato ebraico e per ritorsione l’Opec quadruplicò il prezzo del petrolio. “In Italia – scrive il CorSera – per la prima volta furono introdotte le domeniche a piedi (senza le auto, ma nemmeno le barche e gli aerei privati) e furono abbassati i limiti di velocità: in città il limite restò ai 50 all’ora, ma nelle autostrade scese a 120 all’ora. I distributori di benzina restarono chiusi dalle 12 del sabato a tutta la domenica. Le città ridussero l’illuminazione pubblica del 40%, era possibile accendere solo un lampione su due nella notte”.