Di qualche giorno fa la notizia che gli stoccaggi dell’Italia, un paese che riesce a trattenere la maggior quantità di riserve non soltanto destinate al bel paese, ma anche all’Unione Europea, sono piene al 35%. Una pessima notizia per tutti coloro che attendono ancora che Cingolani riesca a portare nello stivale il gas africano, trasportandolo dai paesi del corno che nemmeno sapevano di averlo, tantomeno avevano mai pensato di commercializzarlo.



Gas russo: a pochi giorni dalle scadenze

Ma adesso la necessità si fa sempre più impellente perché ci troviamo a pochi giorni dalle nuove scadenze sui pagamenti. Bruxelles dunque è al lavoro più di prima, per permettere alle aziende europee di pagare il gas proveniente dalla Russia. A seguito delle sanzioni e del taglio delle banche russe dal sistema internazionale dei pagamenti Swift, se sta dunque cercando un nuovo modo di dare una risposta alla guerra, consentendo il pagamento per le forniture di gas.



Sappiamo che Putin aveva richiesto un pagamento in rubli ma i Ministri delle finanze presenti al G7, hanno mal tollerato questa richiesta dichiarandola irrispettosa degli accordi internazionali.

Infatti le indicazioni dell’Unione Europea prevedono che il pagamento delle forniture di gas debba avvenire secondo le divise a disposizione dei paesi beneficiari della fornitura cioè in euro o in dollari, Questo è quanto ( si dice) che preveda il contratto stipulato con le aziende russe fornitrici.

L’urgenza di trovare una soluzione è avvenuta anche a seguito del taglio dei rifornimenti energetici a beneficio della Bulgaria e della Polonia, che non si sono adeguate alla richiesta di Mosca del pagamento del gas in rubli.



Bruxelles quindi sarebbe lavorando ad una dichiarazione delle aziende europee, concernente il pagamento delle forniture di Mosca, tuttavia i 27 stati membri dell’Unione Europea hanno tutti esigenze diverse, l’Italia e la Germania sono quelle che pagherebbero più di tutti per un eventuale embargo del gas.

Gas russo: l’exit strategy arriverebbe dalla Gazprom

Sono la Polonia, i paesi baltici e l’Olanda ad opporsi alla discrezionalità. Ma quale sarebbe questa exit strategy a cui starebbe lavorando l’Unione Europea? L’imbeccata sarebbe arrivata dalla stessa azienda fornitrice russa, la gazprom, che avrebbe inviato una lettera ai suoi partner europei assicurando loro la possibilità di pagare il gas Russo senza violare le sanzioni in vigore attraverso i canali del centro nazionale di compensazione in russo. In pratica una volta che i pagamenti vengano inviati a questo organo, ci penserà il Cremlino a convertirli in rubli.

In poche parole, la soffiata per non andare in default è arrivata proprio dal Cremlino. Come avrebbe fatto infatti l’Unione Europea per poter usufruire ancora del tanto detestato gas russo, il cui embargo sarebbe stato un suicidio per l’economia tedesca e italiana? Ecco, a Bruxelles ci stavano ancora ragionando.

Probabilmente ci ragionano ancora visto che virgola dalla commissione Europea fanno ancora sapere che stanno meditando su futuri piani di embargo al gas Russo.

Tuttavia l’Ungheria, benché appoggi l’adesione dell’Ucraina alla comunità europea, dice “no all’embargo del gas russo”, poiché questa scelta farebbe “pagare agli alleati un prezzo maggiore rispetto “a quello che pagherebbero i russi”.