Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, nel corso Forum delle energie rinnovabili (il Renewable Thinking) che si sta tenendo a Saint-Vincen, ad Aosta, ha parlato del futuro energetico italiano, che passerà anche dal gas nazionale. Infatti, in seguito ai referendum per le trivelle, buona parte delle estrazioni italiane sono state ridimensionate, e valgono ora meno del 6% del fabbisogno nazionale. Secondo il ministro è importante, insomma, riprendere le trivellazioni di gas a pieno regime, soprattutto per non rischiare che siano altri attori internazionali ad estrarlo completamente, lasciando, nuovamente, che l’Italia finisca nel baratro della dipendenza energetica che ha causato grossi problemi poco dopo lo scoppio della guerra in Ucraina.
Il piano di Pichetto Fratin per il gas italiano
Insomma, il ministro Gilberto Pichetto Fratin durante il Forum per le energie rinnovabili ha dichiarato la sua intenzione di riprendere le trivellazioni di gas italiano. “I primi giorni di settembre”, ha detto, “presenterò un decreto Energia dove all’interno ci metterò tutta una serie di interventi vari che dobbiamo assolutamente fare per riordinare un po’ il quadro energia. Significa correggere una serie di cose, comunque adeguarle ai tempi, compresa l’opportunità di utilizzare anche i giacimenti gassiferi dei nostri territori”.
Secondo il ministro, infatti, se non estraiamo personalmente il gas, “corriamo il rischio in alcune realtà, in Adriatico, che peschino solo altri Paesi“. Inoltre, Pichetto Fratin ha assicurato che questo inverno non correremo rischi in merito alle forniture grazie all’attuale livello di sicurezza che hanno raggiunto gli stoccaggi, per raggiungere i 60 miliardi di metri cubi previsti per il 2030 occorre “avere come garanzia almeno un 35-40 miliardi provenienti da rigassificatori. Questo è il criterio della sicurezza, perché è chiaro la dipendenza assoluta da un solo fornitore (Algeria) rischia di inchiodarci”. Secondo i dati di Assorisorse, attualmente in Italia si trovano circa 90 trivelle per il gas attive, diffuse su 15 regioni, gestite al 70% da Eni e al 16% da Royal Dutch Shell, con il restante 14 in mano ad attori minori, in parte italiani ed in parte esteri. Le trivelle su terra sono soprattutto in Lombardia ed Emilia-Romagna, ma anche sulle costa adriatica, mentre quelle marine sono al largo tra Venezia e Molise, oltre che a Brindisi.