Dopo quello che è successo, al momento non è ancora chiaro se si sia trattato di un incidente o di un sabotaggio, ai due gasdotti Nord Stream nel Mar Baltico, la corsa del prezzo del gas ha subìto un rallentamento. È uno dei tanti misteri che aleggiano su quella che è una vera e propria guerra del gas. Il metano in fuoriuscita dai due condotti è ingente, ha chiarito il ministro della Difesa danese, Morten Bodskov, per cui, ha aggiunto, ci vorrà del tempo, “una settimana o due, prima che le perdite possano essere indagate, scendendo in profondità”.
Come ci ha detto in questa intervista Roberto Bianchini, partner Ref Ricerche e direttore dell’Osservatorio Climate Finance del Politecnico di Milano, “al momento non abbiamo elementi per giudicare cosa sia successo veramente, ma certamente due esplosioni in contemporanea in due gasdotti diversi non è una cosa che faccia pensare a un semplice incidente, sarebbe una coincidenza davvero rara”. La cosa rassicurante, visto che le forniture di gas sono attualmente interrotte, è che per quanto riguarda l’Italia solo una quantità limitata del gas che importiamo dalla Russia “arriva tramite Nord Stream, perché ci sono altri canali di approvvigionamento”.
I gasdotti che portano metano in Europa e che scorrono sotto il Mar Baltico sono due, Nord Stream 1 e 2, ma il secondo non è mai stato avviato ufficialmente. Perché dunque si sono registrate perdite anche da questo gasdotto?
Perché, anche se non ancora funzionante, doveva entrare in funzione al momento dello scoppio della guerra in Ucraina e per motivi politici è stato bloccato. È un gasdotto che passa sotto al mare, viene comunque messo sotto pressione, cioè si fa circolare del gas al suo interno, per evitare danni dovuti all’eccessiva pressione delle acque e quindi evitare pericoli alle infrastrutture.
Al momento è troppo presto per capire cosa sia realmente successo. Lei però, da esperto del settore energia, che opinione si è fatto?
Un danno che colpisce contemporaneamente due gasdotti diversi sarebbe davvero una strana coincidenza. Incidenti a gasdotti sottomarini ne sono successi, ma è quasi sempre accaduto che navi che transitavano in zona tranciassero dei cavi elettrici, piuttosto che colpire un gasdotto vero e proprio.
Infatti, secondo le prime congetture tecniche, si parla di fori, una cosa difficilmente spiegabile se non per colpa di un intervento umano. È così?
Assolutamente sì. Possiamo tranquillamente dire come ci sia una bassa percentuale di probabilità che succeda una cosa del genere per motivi puramente tecnici.
I due gasdotti sono molto distanti uno dall’altro?
No, corrono piuttosto vicini, diciamo che sono paralleli.
Perché allora si parla di danno vicino alla Danimarca e di un altro danno vicino alla Svezia?
In quella zona i confini delle acque territoriali sono molto ravvicinati fra loro, è un’area molto ristretta. I due gasdotti arrivano in Germania passando dalle acque territoriali di Svezia e Danimarca.
A chi spettano il controllo dei danni e comunque la gestione tecnica dei gasdotti?
Sono coinvolte diverse società partecipate di diverse nazioni: Gazprom, che è una multinazionale russa controllata dal governo di Mosca, al 51%; E.On, società europea del settore delle energie rinnovabili con sede a Essen, in Germania, con il 15,5%; Wintershall Dea, azienda tedesca con il 15,5%; l’olandese N.V. Nederlandse Gasunie con il 9% e Engie, multinazionale francese, con il restante 9%. Si spera che queste società abbiano squadre di pronto intervento in grado di giungere a quelle profondità.
Al momento la fornitura di gas è sospesa, ovviamente. Cosa succede in casi come questi?
I contratti prevedono che chi consegna il gas sia obbligato a farlo e chi lo riceve a pagarlo. Nel caso in questione, la Gazprom, l’azienda che consegna il gas, potrebbe sostenere che la sospensione è dovuta a cause di forza maggiore e quindi tutelarsi in caso vengano chiesti danni per la sospensione della fornitura, evitando così il pagamento di penali.
La fuoriuscita in corso provoca danni ambientali?
Certamente: rilasciare metano in acqua non è sicuramente una cosa positiva, visto che è una sostanza altamente inquinante.
Per l’Italia che conseguenze ci possono essere sul fronte degli approvvigionamenti?
In realtà, Nord Stream non è l’unica infrastruttura da cui riceviamo gas dalla Russia, anzi. Le infrastrutture che trasportano il gas dalla Russia in Italia, passando anche dall’Ucraina, sono il Urengoy-Pomary-Uzhgorod, il Transgas e, nelle ultime centinaia di chilometri per varcare il confine in Friuli Venezia Giulia, il Tag. Inoltre al momento la sospensione di forniture da Nord Stream si può dire sia irrilevante, perché dall’inizio del conflitto ne arrivava già meno della metà di quanto ne importavamo prima. Adesso poi sono state aumentate le forniture dall’Algeria, che già ci garantiva una quantità di gas quasi paragonabile a quella russa, il 31% contro il 40%.
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