Possibile apertura di un nuovo fronte di guerra? Nella notte di lunedì scorso l’osservatorio sismico svedese ha rivelato “due forti esplosioni” nei pressi del tratto del gasdotto Nord Stream. La televisione danese ha trasmesso dei filmati in cui si vedono chiaramente bolle di gas emergere in superficie. Quello che al momento è ancora un episodio oscuro e senza spiegazioni tecniche ufficiali, ma che desta sospetti da una parte all’altra, mette in allarme non a caso due Paesi che stanno ancora cercando di entrare nella Nato, Svezia e Finlandia (ma anche uno che dell’Alleanza Atlantica fa già parte, la Danimarca).



Fin da subito va detto che nel Mar Baltico ci sono sì due gasdotti, il Nord Stream 1 e 2, ma il secondo non è mai entrato in funzione, bloccato dalle sanzioni dell’Occidente al momento dello scoppio della guerra in Ucraina. Il primo e più vecchio gasdotto invece trasporta oggi una quantità di gas minima per via del blocco effettuato da Mosca (in Italia le forniture da oltre un mese non superano i 15 milioni di metri cubi, un quarto di quanto erano un anno fa di questi tempi).



“Questi elementi” ci ha detto Stefano Piazza, analista, esperto di sicurezza e terrorismo, “fanno pensare che piuttosto che di una azione, se così è stato, per fermare il gas si sia trattato di una sorta di messaggio inviato da qualcuno a qualcun altro che proprio questo messaggio doveva ricevere. E qui si aprono molte ipotesi”.

Che elementi ci sono per parlare di sabotaggio? È fattibile una azione di questo tipo e come? Un siluro lanciato da un sommergibile? Una operazione di corpi militari specializzati?

Sulla base degli elementi che abbiamo a disposizione al momento è impossibile dire cosa sia accaduto. Quello che abbiamo imparato da quando è cominciata questa guerra è che tutto è possibile: abbiamo visto navi considerate inaffondabili colare a picco, elicotteri militari entrare in territorio russo e poi sparire. Quello che si può dire è che la presenza di sommergibili o di unità navali nel Mar Baltico sarebbe stata segnalata, visto quanto quella zona è sotto controllo militare sia russo che della Nato.



Quello che sappiamo però è che già prima delle esplosioni erano state registrate fughe di gas e si pensa che ci siano dei fori nelle tubature. Fonti vicine al governo tedesco parlano di attacco mirato, tramite gruppi di sommozzatori d’assalto.

Non lo sappiamo, ci sarà una ispezione nei prossimi giorni. Visto lo scenario, quanto avvenuto sembra un messaggio.

Di che tipo? I sospettati sono molti: i russi che bloccano ogni fornitura? La Nato che in questo modo chiude ogni incasso economico a Mosca e mette l’Europa davanti a scelte energetiche immediate?

Da chi arrivi questo ipotetico messaggio e a chi sia rivolto è tutto da scoprire. Come suggerisce lei, le ipotesi possono essere molto varie. Quello che è sicuro è che quanto accaduto ci dice ancora una volta che in questa guerra può succedere di tutto e che rientra in un conflitto asimmetrico, dove da una parte si combatte sul terreno, dall’altra a parole si lanciano provocazioni sempre più sbilanciate. Ne vedremo delle altre come quanto accaduto adesso nel Baltico.

Ci potrebbe essere un terzo elemento in gioco: la speculazione economica. Appena si è diffusa la notizia di questa fuga di gas, le quotazioni alla Borsa di Amsterdam sono schizzate alle stelle, per poi scendere immediatamente quando si è saputo che le forniture non erano state fermate.

È assolutamente possibile. Da quando è cominciata questa guerra si sono viste cose del tutto ingiustificate: ad esempio, l’aumento delle bollette per quanto al momento non si registrino carenze di gas. C’è gente che da questa guerra sta guadagnando soldi e altra che ci sta perdendo. L’esempio della Borsa di Amsterdam è lampante: senza neanche che si sappia cosa sia successo e se il gas è stato fermato, il prezzo va su per poi scendere subito dopo. Nel frattempo sono stati bruciate decine di miliardi. Succede in ogni conflitto, c’è sempre qualcuno seduto alla scrivania che studia come e quanto poterci guadagnare.

Viste le conseguenze economiche, un sospetto potrebbe cadere sugli Stati Uniti, dato che questa guerra del gas sta fruttando loro molti soldi?

Non sarei così precipitoso, bisogna essere prudenti. Su questa partita del gas ci sono talmente tanti attori che attribuire le responsabilità è ancora prematuro. Tutti ne approfittano.

Una cosa è sicura: dopo queste esplosioni si apre un nuovo fronte, quello del Mar Baltico, dove operano tanti attori che possono essere coinvolti nel conflitto?

Certamente. Più questo conflitto va avanti, più vedremo queste cose. Siamo entrati in una fase di questa guerra di cui non si vede la fine. Ma anche se arrivassimo a un possibile negoziato, prima ne succederanno ancora di tutti i colori.

(Paolo Vites)

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