RUSSIA FERMA IL GASDOTTO YAMAL: ORA COSA SUCCEDE

La commistione tra guerra, sanzioni e crisi energetica è sempre più forte in Europa a 20 giorni dall’inizio delle ostilità in Ucraina: la notizia clamorosa di giornata arriva per dal gasdotto Yamal-Europa, uno dei tre “tubi” che trasportano gas naturale dalla Russia nel Vecchio Continente. Ebbene, da quanto rilevano i dati sul campo tra Polonia e Germania, Yamal ha fermato i flussi verso ovest impedendo al colosso russo Gazprom di trasportare il 10% circa delle forniture totali di gas proveniente dalla Russia.



Già il 3 marzo scorso era stata data notizia della possibile interruzione di quel gasdotto, poi smentita e poi però “minacciata” il 7 marzo dal Cremlino quando oltre allo Yaman-Europa veniva dato come potenzialmente a rischio anche la fornitura del gasdotto Nord Stream 1 (in risposta alla mossa di Berlino che aveva sospeso l’apertura del Nord Stream 2). La possibile ritorsione di Putin contro le durissime sanzioni economiche dell’Europa ha gettato nel panico i mercati e la stessa popolazione europea, già colpita duramente dal caro-prezzi su petrolio e benzina mai visti in epoca moderna. Secondo i dati riportati da “Milano Finanza”, il prezzo del gas attuale sale oltre i 120 euro a megawattora, nonostante. Il Nord Stream 1 sia rimasto per il momento stabile nelle forniture senza cedimenti dopo l’inizio della guerra.



GASDOTTI E GUERRA: LE CONSEGUENZE IN ITALIA

L’allarme scattato dal gasdotto Yamal-Europa è qualcosa che potrebbe aumentare nei prossimi giorni, qualora davvero la Russia decidesse di interrompere parzialmente o del tutto i flussi di gas verso il nostro Continente: i prezzi al momento sono in aumento del 5,4% rispetto al mese di febbraio, numeri che salgono enormemente sul fronte petrolio e gasolio. Già negli scorsi giorni Ue e Italia si sono detti pronti ad accelerare il lavoro per «diversificare le fonti di energia»: nel nostro Paese sono in corso interlocuzioni per aumentare le forniture da Algeria, Libia e Azerbaijan. Va ricordato poi che l’Italia è prima in Europa per stoccaggi di gas con un totale di 74,1724 TWh, immagazzinando il 23,4% dell’attuale capacità europea. Sono ben 5 i valichi italiani che connettono la rete nazionale del gas con gli altri Paesi: «Passo Gries (Verbania), collegato con il Nord Europa, Tarvisio (Udine) per il gas russo, Melendugno (Lecce) per quello proveniente dall’Azerbaijan, Melendugno (Trapani), per l’Algeria e Gela (Caltanissetta), collegata alla Libia», dati da “LaRepubblica”. Come spiega l’esperto del settore energetico Massimo Nicolazzi a “Treccani.it”, «i gasdotti sono forme di unioni quasi inscindibili tra giacimenti e Paesi di destinazione». Il ceo di Rwe Markus Krebber, in una nota citata da ‘MF‘, ha dato il suo personale commento all’attuale situazione di forte allarme tra Gazprom, Russia e Unione Europea: «capisco molto bene le richieste di estendere al massimo le sanzioni. Dopotutto, l’obiettivo è sostenere l’Ucraina indebolendo la leadership russa il più possibile. Tuttavia, dobbiamo anche riconoscere, purtroppo, che esiste una forte dipendenza dalla Russia, soprattutto nell’approvvigionamento energetico, in Europa e in particolare in Germania».

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