Il gasolio russo, dopo l’embargo dell’Ue ai prodotti petroliferi raffinati provenienti da Mosca, viene adesso venduto all’Africa. Il presidente Vladimir Putin come riportato da La Verità in pochi mesi è riuscito a risolvere il problema delle esportazioni, incrementando anche i guadagni. I mercati alternativi sono diversi. Il Marocco ad esempio nel 2021 aveva acquistato 600.000 barili di combustibile, ma a gennaio dell’anno in corso si è saliti a 2 milioni di barili e almeno altri 1,2 milioni di barili sono in arrivo nel Paese a febbraio, secondo i dati di Kpler.
Anche l’Algeria e l’Egitto hanno incrementato gli acquisti dalla Russia per quel che concerne i prodotti petroliferi raffinati. È accaduto lo stesso perfino alla Tunisia, che nel 2021 non aveva usufruito di alcuna importazione da Mosca. Negli ultimi mesi invece ha iniziato ad approvigionarsi delle forniture russe di gasolio, benzina e nafta. Le sostanze in questione sono di solito usate per produrre prodotti chimici e plastica. A gennaio sono arrivati in totale 2,8 milioni i barili, altri 3,1 milioni questo mese.
Gasolio russo all’Africa, Ue beffata da embargo: i dati sulle vendite
Al di là di quelli che sono gli arricchimenti della Russia dalla vendita del gasolio all’Africa, comunque, il timore è che l’Ue possa essere beffata dall’embargo anche per un altro motivo. In questi mesi, infatti, le importazioni dei prodotti petroliferi raffinati provenienti da Mosca da parte di Tunisia e Marocco ha coinciso anche con un aumento delle esportazioni dei medesimi prodotti dai due Paesi. Un fenomeno che fa pensare alla possibilità che i carichi russi vengano miscelati con altri prodotti petroliferi e successivamente riesportati. Gli sforzi europei in questo caso sarebbero del tutto inutili.
I dati Kpler confermano che le quantità sono eccessive per il necessario utilizzo interno ai due Paesi coinvolti. “Fidatevi di me, non stiamo assistendo a una rinascita nella raffinazione nel Maghreb”, ha affermato Viktor Katona, analista petrolifero senior della società. Al momento non è ancora possibile stabilire con certezza se i timori siano concreti, ma i flussi petroliferi necessitano di una costante attenzione da parte dell’Ue.