L’ultima balla, la più gustosa e paradossale, l’ha lanciata Romano Prodi, l’ex premier della sinistra unità e felicemente trombato dai compagni di merende. Il Professore, chiamato così per la sua innata vocazione a impartire lezioncine all’intero mondo, non ha voluto far mancare, sia pure in ritardo e buon ultimo della combriccola Pd, il suo endorsement al candidato sindaco del centrosinistra PIsapia.
Singolare fin quasi alla comicità la motivazione: “Amo Milano”, ha solennemente dichiarato ‘O professore via internet da Rhode Island, Stati Uniti d’America, nevvero (eh, mica è tipo da convegni a Gorgonzola il professore), “e proprio per questo tifo e appoggio Pisapia perché vorrei vederla tornare straordinaria com’era quando ci ho vissuto frequentando la Cattolica”.
Beh, gli anni erano quelli Sessanta, quando a Milano governava la prima giunta di centro sinistra: Psi-Dc-Psdi con Cassinis sindaco (illustre matematico, ex rettore del Politecnico) quattro socialisti e due socialdemocratici.
“Il sindaco Cassinis – ha scritto Indro Montanelli – da scienziato un po’ distratto non amava occuparsi di piccole cose e questo l’ avevano capito sia i funzionari del Comune sia i postulanti che battevano Palazzo Marino che preferivano rivolgersi al pacioso vicesindaco democristiano Luigi Meda”. Mah, è forse per questo che il giovane Prodi, democristiano in carriera (ne farà tanta dietro le insegne dello scudo criociato fino alla presidenza Iri) ama alla follia quel periodo.
Comunque, dal centrosinistra del duo Cassinis-Bucalossi all’ex rifondarolo Giuliano Pisapia il salto è ben lungo, quasi come il ponte di Brooklyn, e il professore Prodi deve avere un po’ i ricordi e le idee confuse per sparare una simile panzana. Senza contare poi la sesquipedale sciocchezza di quella improbabile dichiarazione d’amore.
Chi ama Milano vota Pisapia che è come dire che i kamikaze sono gli innamorati più dolci che ci siano. Ma no, ‘O Professore non è mica così tonto, sa bene che furono proprio i rifondaroli di Pisapia a silurarlo a vantaggio di D’Alema, ma finge smemoratezza per non pagare dazio. Anzi di più: per pareggiare l’uscita traditora del suo ex delfino e consulente economico, Angelo Rovati, passato tra i supporter di Letizia Moratti.
Da qui la necessità di mettere una pezza alla sortita devastante, di restituire all’ avvocato rosso il pieno e totale sostegno del Pd attraverso una dichiarazione di peso e prestigio. La classe non è acqua, e solo a Prodi riesce di recitare le sue stralunate banalità come se stesse tenendo una lezione agli studenti di Stanford.
Non si possono chiedere miracoli del genere al lambruscoso Bersani. Lui, al massimo, potrebbe tenere un corso di economia domestica al dopo lavoro delle Coop. Resta comunque il mistero su che diavolo abbia a che fare il Professore con l’ avvocato rifondarolo, confidente dei centri sociali, più vicino alla sinistra antagonista che al centrosinistra inciucista.
Senza contare poi che l ‘aspirante sindaco vuole reintrodurre l’Ici anche per le attività commerciali e artigianali, la Tosap, la rimodulazione delle tariffe e dei tributi locali. Insomma, più tasse per tutti. Il “cattolico adulto” Prodi (e quelli in braghette corte, come gli scout presenti nella lista Pisapia) dovrebbe poi spiegare come può mettere d’accordo il suo amore per Milano con un programma simile: sì al riconoscimento delle coppie di fatto, sì alla liberazione delle droghe leggere, più moschee nei quartieri, più clandestini e rom. Mica per niente i radicali della coppia Cappato-Bonino hanno scelto di appoggiare la lista rossa.
Loro, i turbo- liberal, gli anti-partitocratici a 100 ottani, i difensori dei diritti individuali contro ogni totalitarismo sociale, scendono a patti con il peggio della sinistra comunista e statalista. Radicali anche nel voltar gabbana, disposti a tutto pur di spuntare un posticino al sole e un assessore in giunta. Ecco quello che passa la sinistra: un’ ammucchiata per inguaiare Milano. E Prodi lo chiama amore.