Massì, stavolta l’infelice Assessore e già discussa archistar, Stefano Boeri, l’ha detta giusta. L’idea di un social-referendum su Facebook per decidere la sorte del Dito di Cattelan è davvero buona e, visti i tempi grami e oscuri, non potrebbe cadere meglio.
Tra due settimane scade la proroga che ha permesso alla scultura di restare in Piazza Affari e il futuro di “Love” appare alquanto incerto. La giunta Pisapia sembra divisa, il centrodestra invece no. Considera un oltraggio alla città quella gigantesca mano che con il dito medio puntato verso il cielo manda un marmoreo e simbolico “vaffa” agli gnomi della Borsa. E ne pretende lo sfratto immediato. Dunque, la mossa di Boeri: lasciare che siano i milanesi a decidere il destino del Dito.
Ben fatto, assessore, almeno questa volta. Il dibattito sulla manona che svetta in Piazza Affari ha scaldato gli animi e diviso i cuori dei milanesi e anche il sottoscritto, in più occasioni, ha scritto che a quel paese dovrebbe andarci non la Borsa, ma il sedicente autodidatta Cattelan seguito da tutta la sua strampalata baracca post-duchampista e arci-furbettista.
Tuttavia, i tempi cambiano e le opinioni pure. E a guardarlo bene quel Ditone, che fronteggia minaccioso come un obelisco il Tempio del business e della finanza, mica ci sta poi tanto male. Anzi, sembra essere stato sempre lì: il quinto lato della piazza, parte dello scenario come l’edificio del Lancia e il Palazzo Mezzanotte, a chiudere il magico quadrato, tanto che sarebbe difficile immaginarselo senza la Grande Mano di marmo.
Poi, qualcuno ha fatto giustamente osservare, il “gestaccio” di Cattelan non è affatto rivolto verso la Borsa che sta alle spalle, ma verso chi attraverso l’arco sbuca sulla piazza. L’insolenza del gesto scompare davanti alla sorpresa: il Dito costringe ad alzare gli occhi al cielo, la vertiginosa verticalità conquista lo sguardo e libera i desideri del cuore. Altro che azioni, bond tedeschi e certificati del Tesoro: il Dito pare indicare dove stanno i valori più preziosi. E alla malora cavalli e cavalieri: le pazzie del listino, la speculazione vigliacca, il maledetto spread e i broker strafatti che in una mattina si sono sniffati tutti i nostri risparmi.
Tant’è: un Dito di bianchissimo marmo li seppellirà.
Infine, come ricorda Boeri, l’opera è gratis, non costa un euro a Milano: Maurizio Cattelan la regala alla città a patto che resti lì. E se non in Piazza Affari, dove?