Gennaro Gattuso ha firmato negli scorsi giorni un contratto con il Valencia, ma l’accoglimento dei tifosi dei pipistrelli e dei media non è stato forse come ci si attendeva. Tutta colpa di alcuni frasi risalenti al 2008, una vita fa, in cui Ringhio sosteneva che il vero matrimonio fosse quello fra uomo e donna e stop. «Sono molto diverso da come vengo descritto da dodici mesi a questa parte – le parole dell’ex allenatore di Napoli e Milan, intervistato quest’oggi dal Corriere della Sera – si prendono dichiarazioni di anni diversi, le si isola dal contesto e si imbastiscono processi con l’obiettivo di delegittimare una persona, una vita. I tribunali sono cose serie: qualcuno accusa, qualcuno difende, qualcuno giudica. Qui il patibolo tecnologico si abbatte e definisce sentenze senza possibilità di appello. Io non sono un tipo da social. Se mi chiamano Ringhio, ci sarà un motivo. Non vado a caccia di facili consensi, non faccio il simpatico a comando. Sono uno che lavora, che ha sempre lavorato, che ha faticato tanto e che è grato alla vita per quello che gli ha dato. Quando sento dire che sono razzista mi sembra di impazzire. Nessuna persona, mai, può essere giudicata per il colore della pelle. Conosco tanti con la pelle bianca che non si comportano bene. Il razzismo va combattuto, sempre. Ho allenato decine di giocatori che avevano la pelle diversa dalla mia, nel mio ristorante ne lavorano tre, ho avuto compagni di squadra ai quali ho voluto bene. Per me non conta il colore della pelle, conta la persona. La sua onestà, la sua lealtà».
GATTUSO: “MATRIMONIO? OGNUNO E’ LIBERO DI FARE QUELLO CHE VUOLE”
E tornando sempre su quelle famosi frase sul matrimonio, Gattuso aggiunge: «Ma poi aggiunsi che per me ognuno è libero di fare come vuole. Ed è proprio quello che penso. Ogni libertà, compresa quella dei comportamenti sessuali, è benvenuta, è segno di progresso». Gli viene anche contestato il fatto che un giorno diede un giudizio sulla capacità delle donne nel mondo del calcio, quando l’ex storico ad del Milan, Adriano Galliani, venne di fatto sostituito da Barbara Berlusconi: «Lo confermo? No, assolutamente no – replica il tecnico calabrese – in ogni campo le donne fanno come e meglio degli uomini. Lo stanno dimostrando nei governi, nelle aziende, in ogni settore. Più donne avranno responsabilità e meglio sarà. Le aggiungo una cosa, che può spiegare il mio stato d’animo quel giorno: io considero Galliani come la persona migliore che ho incontrato nel calcio. Sapeva dire sempre la cosa giusta nel momento giusto. E non ti faceva mai sentire solo. Quando ho capito che il suo ciclo al Milan stava finendo ho sofferto, molto».
Quindi Gattuso si ci tiene a precisare: «Un quarto della mia famiglia è sparso nel mondo, tutti sono andati a cercare quella fortuna che la Calabria non gli aveva concesso. Come diavolo potrei essere razzista?». E sulla famosa testata di Gattuso a Jordan, durante una famosa partita di Champions fra Milan e Tottenham: «E infatti ho sbagliato e me ne vergogno. Quello è qualcosa che ho fatto. È stato un ingiustificabile errore. Certo, potrei dire che sono cose di campo. Succedono, purtroppo. Ma invece me ne vergogno. Ho un figlio di quattordici anni, lei crede che io non mi vergogni davanti a lui per quella follia, quando me ne chiede giustamente conto?».
GATTUSO: “AL MILAN HO RINUNCIATO A 5 MILIONI E MEZZO DI EURO”
Il giornalista ricorda poi l’addio alla panchina del Milan, rinunciando a un sacco di soldi: «Cinque milioni e mezzo netti – specifica Gattuso – una parte è andata a pagare lo staff che altrimenti, con la mia uscita, sarebbe rimasto a piedi e non era giusto. Ma non mi è pesato più di tanto. Il Milan, da giocatore e da allenatore, mi ha trasformato la vita. Io non posso dimenticare quando, dopo la vittoria nella Champions del 1990 mio padre mi portò a sfilare in paese con la maglietta rossonera indosso. Ero fiero di indossarla, anche se, ovviamente era una replica, non una originale». In ogni caso Ringhio è cambiato molto nel corso della sua carriera: «Ho capito che in questo mestiere, forse in questo mondo, bisogna rispondere solo sì o no. Non puoi dire quello che pensi perché quelle parole possono essere isolate, tagliate, piegate, mutate e tu ti trovi in un ritratto che è quello di un altro. E ci soffri, terribilmente. Io sono questo qui che le sta parlando, le assicuro che mi sto aprendo, che faccio l’unica cosa che so fare: essere sincero».
Un accenno anche alla sua malattia agli occhi: «Anche qui non ho mai nascosto nulla. Ho, come tante persone, una malattia autoimmune che si chiama miastenia oculare . Ne soffro da tempo ma è assolutamente sotto controllo e non comporta alcuna limitazione al mio lavoro. Non ho nessun impedimento, tanto è vero che ho sempre allenato. E non male. Anche a Napoli, dove ho allenato grandi giocatori in una grande società». In chiusura, un messaggio ai suoi nuovi tifosi del Valencia: « Desidero solo fare il lavoro che mi piace, con tranquillità . Ed essere giudicato solo per quello. Per ciò che sono, davvero».