Gay Center attacca Marcell Jacobs sui social network. L’azzurro, campione olimpico dei 100 metri piani, nove anni fa aveva pubblicato un post, presumibilmente su Facebook, nel quale l’oro a cinque cerchi aveva utilizzato “un linguaggio transfobico nei confronti delle persone trans. Jacobs aveva infatti denigrato un suo amico, colpevole, secondo lui, di aver ballato con una ragazza trans, tra l’altro definita al maschile”.
Secondo Gay Center, si tratta di un modo di esprimersi da condannare, in quanto stigmatizza le persone trans, “come se ballare con una ragazza trans fosse qualcosa da evitare e di cui vergognarsi“. L’augurio espresso sul profilo Instagram del sodalizio coincide con una presa di distanze da tale affermazione da parte del centometrista, rammentando che “è proprio tale linguaggio escludente a creare omofobia e transfobia e per cui le persone si sentono isolate per quello che semplicemente sono”. Jacobs ha pertanto “il dovere di schierarsi a favore dei diritti e per questo ci aspettiamo che aiuti l’Italia a correre in tale direzione. Noi immaginiamo un Jacobs diverso dai cattivi esempi che abbiamo avuto nello sport italiano”.
GAY CENTER VS MARCELL JACOBS, MA ADINOLFI LO DIFENDE: “METODO PARAMAFIOSO”
A cosa si riferisce Gay Center? La risposta arriva nel prosieguo del post: alle parole omofobe di Fognini nel tennis, alle dichiarazioni di Gattuso che sono costate la panchina al Tottenham, tornando indietro fino agli Europei in cui Antonio Cassano denigrava le persone omosessuali. Oggi, però, c’è uno sport che corre molto più veloce degli omofobi: “Dai coming out olimpici di Bruni, Egonu e Boari, fino al tuffatore Tom Daley che destina i ricavati delle proprie azioni sociali alle case di accoglienza LGBT. Vettel, al Gran Premio di Ungheria, ha invece indossato una maglia rainbow contro le politiche discriminatorie di Orban”.
Gay Center sogna che Jacobs compia lo stesso percorso di Emanuele Mauti, pallanuotista che si scusò per alcuni scivoloni omofobi del passato e chiese scusa durante il Pride di Latina del 2017 e lo invita al Rieti Lazio Pride, l’11 settembre: “Quale città più di Rieti, simbolo dell’atletica e pronta ad ospitare il Pride, può essere lo scenario migliore per far correre verso i diritti il Paese intero?”. Non condivide questo attacco, però, Mario Adinolfi, che su Instagram sottolinea che “Gay Center individua il personaggio del momento e lo minaccia con un post di 9 anni fa, in cui la transfobia la vedono solo loro. Poi intimano a Jacobs: ora dimostra che stai con noi, se non lo fai diremo che sei omotransfobico. È il metodo paramafioso di quelli che chiedono il pizzo”.