Dopo la recentissima proposta mossa dal presidente USA Donald Trump di ‘bonificare’ la Striscia di Gaza rimuovendo l’intera popolazione palestinese che vi risiede è arrivata la ferma opposizione da parte della Francia – espressa proprio oggi dal ministero degli Esteri Jean-Noel Barrot in sede del dibattito nell’Assemblea nazionale – intenzionata a perseguire fino alla fine la soluzione dei Due stati rinnovando al contempo anche il supporto economico all’Unrwa; quest’ultima finita al centro di una feroce accusa da parte del governo israeliano che la ritiene in parte responsabile per gli attacchi del 7 ottobre rivolti da Gaza verso il territorio di Israele.
Partendo dal principio, è bene fare un passo indietro alle parole di Trump per ricordare che solamente ieri ha definito Gaza un decennale “inferno” di violenza rinnovando la sua (già ventilata in passato) proposta per ripulire la Striscia trasferendo i palestinesi in “un’area dove possono vivere senza sconvolgimenti, rivoluzioni o violenza”: l’ipotesi principale – ovviamente – sarebbe quella di farli accogliere nei vicini stati mediorientali; e mentre sia l’Egitto che la Giordania si sono già detti contrari all’accoglienza dei palestinesi, solamente alcune aree di estrema destra del governo di Tel Aviv l’hanno accolta positivamente.
La Francia continuerà a sostenere l’Unrwa a Gaza: “Svolge un’attività indispensabile”
Tornando alla Francia, la posizione di Jean-Noel Barrot sulla ‘bonifica’ di Gaza è del tutto simile a quella di Egitto e Giordania, con il ministro degli Esteri che ha definito l’ipotesi di Trump “assolutamente fuori questione“: il ministro – infatti – da un lato ha ricordato che i vicini candidati all’accoglienza “hanno espresso il loro rifiuto”, e dall’altro lato ha anche ribadito che una tale soluzione rappresenterebbe un “ostacolo definitivo” alla realizzazione dei Due stati.
Nel suo breve intervento – poi – Barrot ha anche ricordato che la Francia ha recentemente rinnovato il suo impegno a sostegno dell’Unrwa che a Gaza svolge “un’attività indispensabile” per la quale “non ha possibili sostituti”, ritenendo “deplorevoli” le leggi recentemente varate dal parlamento israeliano che mirano a delegittimare l’agenzia delle Nazioni Unite vietandone senza compromessi le attività nell’area di Gaza, ma anche in Cisgiordania.