Da Gaza è stata recentemente resa nota la storia di Hani Abu Daoud, sacrestano della parrocchia cattolica della Sacra Famiglia, morto tragicamente senza cure. A causa di un problema sorto alcuni fa, infatti, il sacrestano era costretto a sottoporsi a dialisi periodiche, in attesa del trapianto di un rene. La vicenda è stata resa nota da un post pubblicato su Facebook Sami El-Yousef, amministratore del Patriarcato latino di Gerusalemme, oltre che dal sito Asianews, citato dal Sole 24 Ore e da Ansa. La storia di Hani, il sacrestano cattolico morto a Gaza e rimasto senza cure espone un aspetto spesso dimenticato del conflitto in corso a Gaza, che mostra tutta la sofferenza che i civili, più di chiunque altro, devono affrontare ogni giorno.
La storia di Hani, il sacrestano morto a Gaza senza cure
Hani, il sacrestano cattolico morto a Gaza, era un volto piuttosto noto all’interno della parrocchia della Sacra Famiglia. In seguito ad un brutto incidente, del quale non si conoscono le dinamiche, alcuni anni fa è stato costretto a sottoporsi a frequenti dialisi, oltre che finire in una lunghissima lista di attesa per il trapianto di un rene. Nelle scorse settimane, però, a causa dei bombardamenti israeliani, è stato costretto a scappare a Sud, in cerca di un ospedale che potesse ancora fornirgli le necessarie dialisi.
Nessuno dei suoi familiari ha potuto accompagnare Hani, il sacrestano cattolico di Gaza, che si è trovato a vagare da solo in cerca di aiuto. Una volta trovato un ospedale con un posto ancora libero, ha ripreso ad effettuare alcuni cicli di dialisi, pur sempre rallentati dalla situazione critica della Striscia, salvo, poi, vedere nuovamente l’ospedale in cui era ricoverato chiudere. Dopo che gli è stato negato di tornare nel Nord di Gaza, per il sacrestano cattolico Hani la situazione è degenerata rapidamente. Così, senza cure e completamente solo è deceduto e l’aspetto peggiore, racconta El-Yousef, è che “è stato sepolto nel sud, dove non ci sono cimiteri cristiani o sacerdoti”, lontano dalla sua famiglia.