SILENZIO SULL’ASSALTO AI GIOVANI LEGA SUI NAVIGLI: LE INCOERENZE NELLA MILANO GLAM DI SALA
La coerenza non è (quasi mai) di questo mondo, e di per sé non è uno scandalo: siamo tutti persone con difetti, parzialità e ideologie. Il punto è quando davanti all’evidenza di un fatto in maniera pressante si continua a narrare l’esatto opposto, silenziando invece la verità: succede che lunedì scorso un gazebo della Lega Giovani, organizzato sui Navigli nel più centro della mondana Darsena di Milano, gruppi di centri sociali si ritrovano per assalire i ragazzi leghisti, per ben due volte, durante la Festa di San Patrizio. Esperimento sociale: per caso ne avete sentito parlare? Ecco, appunto.
Secondo esperimento da un mondo purtroppo più distopico (o dispotico?, lascio a voi l’ardua sentenza…): cosa sarebbe successo se ad essere attaccato con fumogeni, petardi, spintoni, insulti e minacce fosse stato un raduno dei centri sociali, un ritrovo del Pd o di qualsiasi altro raggruppamento giovanile simil-politco? Quanti avrebbero gridato allo scandalo (anche giustamente), all’attacco ideologico, all’emergenza fascismo e quant’altro? Ce ne rendiamo conto che su questa premessa di metodo si potrebbe andare avanti all’infinito, tanto a destra quanto a sinistra. Ci sembra però che vi siano gruppi e gruppi, gazebo e gazebo, chi ha il diritto di lamentarsi e chi invece deve subire, altrimenti si becca pure del “fascio ideologico” a sua volta.
Il duplice attacco – una prima volta rimbalzati dalla camionetta della polizia che provvidenzialmente stava tenendo d’occhio l’area attorno al gazebo della Lega Giovani, una seconda volta con ancora gli antagonisti vestiti di nero che provano a prendere alla sprovvista ragazzi e forze dell’ordine con un attacco ancora più mirato. «Attaccati da centri sociali, inaccettabile l’’intimidazione e il limite contro la libertà di espressione, Milano torni ad essere sicura»: sono parole “al vento” quelle del responsabile della Lega in Comune, Alessandro Verri, tra l’altro segretario dei Giovani del Carroccio. Parole al vento perché rilanciate da qualche cronaca locale, da qualche quotidiano di area centrodestra e fine.
C’È GAZEBO E GAZEBO: COSA SAREBBE SUCCESSO CON L’ATTACCO A RADUNO DEI CENTRI SOCIALI?
Il tema però è molto serio, e va ben oltre l’effettivo risultato in termini di assalto: qualche spintone, calcio, paura per i fumogeni e le minacce, ma alla fine – grazie alla presenza della Polizia – nulla è avvenuto di eclatante. Ma è il senso politico, anzi no, “ideologico”, che conta: se il gazebo appunto non fosse stato della Lega, ma di qualche altro gruppo, magari proprio gli stessi collettivi e antagonisti dei centri sociali, quale eco avrebbe avuto una notizia del genere? Figuriamoci se poi ad assaltarlo fossero stati dei gruppi di destra: il grido di “fascismo” sarebbe rimasto sui social, sui giornali, nei talk politici in tv, per una settimana almeno. E invece niente di niente.
Avremmo avuto le piazze di nuovo (semi) piene di intellettuali con il Manifesto di Ventotene sotto braccio, con la Costituzione nell’altra, e con lo sguardo allo smartphone per vedere quanto “virale” poteva diventare quella protesta illuminata dei “giusti”. Ed è qui che arriviamo, al tema “morale”: dall’ideologia al moralismo, il passo è brevissimo. I giovani della Lega non meritano attenzione o solidarietà per il semplice fatto che sono dalla parte sbagliata, sono il “male” politico, appoggiano Salvini e il Governo Meloni: i centri sociali, seppure con toni violenti e non da pervenisti della Milano bene del sindaco Sala, sono un po’ come i vecchi “compagni che sbagliano”, una pacca sulle spalle, un piccolo rimbrotto e via.
E allora il doppiopesismo spinto è uno dei grandi mali del mondo di oggi, un mondo che ha seri problemi (molto più dello “scazzo” tra opposti antagonismi), ma che alla radice pensa sempre che vi sia un “giusto” da una parte, e tanti “sbagliati” dall’altra. Dipende però da chi “dà le carte”, chi stabilisce il peso della morale e chi può decidere chi può lamentarsi e protestare, e chi no. Peccato che più di qualche “stupido” nel passato abbia speso la propria esistenza, anche con la propria vita e testimonianza, educando ad un mondo dove la libertà e i fatti dipendevano direttamente dalla verità.
Senza bisogno di voli pindarici “morali”, la verità è semplice: si può esprimere il proprio libero pensiero? In teoria sì, e chi lo viola – per di più con la violenza – va perseguito penalmente e condannato. Se questo funziona per chi assalta sedi dei sindacati CGIL – lo ripetiamo, giustamente viene punito – perché non può valere al contrario, tra l’altro con un gruppo di giovani che si ritrovava per una birra nella San Patrizio sui Navigli a discutere anche di politica (non esattamente una grave minaccia per la tenuta democratica di questa splendida nazione…).