LA RISPOSTA DI GAZPROM A ENI SULLO STOP AL GAS VERSO L’ITALIA

Dopo l’annuncio da parte di Eni fatto ieri dello stop di flussi di gas dalla Russia verso l’Italia, ora arriva la risposta ufficiale di Gazprom – l’ente gestore del gas russo – che getta ancora più “mistero” e caos circa quanto sta avvenendo dopo le ben note accuse e contraccuse di sabotaggi tra Mosca e Occidente sul Nord Stream 1 verso l’Europa. «Il trasporto di gas russo attraverso l’Austria era stato sospeso a causa del rifiuto dell’operatore austriaco di confermare le nomine di trasporto», dichiara la nota ufficiale apparsa sui canali social di Gazprom. Il motivo di questa sospensione però non è da ricercare, secondo Mosca, come conseguenza diretta delle sanzioni italiane ed europee alla Russia in merito alla guerra in Ucraina: «Il motivo è legato alle modifiche normative avvenute in Austria alla fine di settembre».



Gazprom garantisce infine che al momento è comunque al lavoro «per risolvere il problema insieme ai buyer italiani». La risposta data da Gazprom a Eni non soddisfa appieno il Governo di Vienna e gli stessi attori energetici dell’Austria: l’autorità di regolamentazione E-Control ha infatti affermato come queste nuove regole entrate in vigore dal 1 ottobre, «erano conosciute da tutti gli attori del mercato da mesi». Per questo motivo, ribadisce l’ente austriaco, «ci auguriamo che tutti si conformino e prendano le misure necessarie per adempiere ai propri obblighi». Va ricordato come prima della guerra in Ucraina, l’Italia importava il 95% del gas di consumo, di cui il 45% veniva dalla Russia: dopo le sanzioni e gli accordi siglati dal Governo Draghi lo scorso giugno, la dipendenza dal gas russo è scesa al 25% ma resta comunque il peso globale di un mercato energetico divenuto sempre più a costi folli in conseguenza delle molteplici direttrici prese dopo la radicalizzazione del conflitto tra Mosca e Kiev.



STOP GAS RUSSIA, LE MOSSE DELL’ITALIA DOPO GAZPROM: PARLA CINGOLANI

Il rischio concreto però di un blocco delle esportazioni di gas dalla Russia verso l’Italia resta comunque all’orizzonte, sebbene Gazprom smentisca ampiamente l’ipotesi secondo cui lo stop deriverebbe da un ricatto contro il nostro Paese. Dopo le annessioni russe di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhzhia, la radicale spaccatura tra Occidente e Russia potrebbe far comunque pensare a ricatti e sospensioni dell’energia che renderebbero il prossimo inverno ancora più complicato tanto per l’Italia quanto per diversi altri Paesi in Europa. «Oggi ci sono oltre 40 milioni di metri cubi di gas per gli stoccaggi e tra i 18 e i 20 milioni esportati», ha detto a “Mezzora in più” su Rai3 il Ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Il problema dunque al momento non è tanto l’effettiva quantità di gas, ma il suo prezzo: «A livello energetico abbiamo un inverno coperto, se non ci saranno eventi catastrofici».



Secondo il Ministro dell’Energia dell’uscente Governo Draghi, «Abbiamo fatto un piano che ci consente di rimanere al sicuro. Però questo piano va controllato di giorno in giorno. Il punto principale adesso è il prezzo, ma non è che se risparmiamo il prezzo cala. C’è l’ipotesi che diminuendo la domanda in Europa possa calare il prezzo, ma è molto complesso». Nei prossimi giorni l’Italia porterà una sua proposta sull’intricata vicenda Gazprom-gas Russia, con il Ministro che azzarda una sua previsione: «nell’ultimo trimestre era sopra il 50%. Azzardo una previsione. Se si intende fare proposta in questo mese, se in uno-due mesi si ha la legislazione nuova e il disaccoppiamento la bolletta del trimestre successivo deve già beneficiare dei cambiamenti». Tornando sul fronte price cap (tetto del prezzo del gas), Cingolani conclude su Rai3 «Noi abbiamo parlato di price cap e di disaccoppiamento un anno fa. Il disaccoppiamento è stato approvato. Sul gas andiamo avanti. Che ci voglia un anno a me non meraviglia, è un lunghissimo percorso che si fa passo per passo. L’ultimo è stato che la Commissione europea si è impegnata a redigere una bozza su indicazioni degli Stati membri».