Gemma Donati è la moglie semi-sconosciuta di Dante Alighieri, vissuta all’ombra prima di una famiglia importante e poi dello stesso Sommo Poeta. Gemma, nata nel 1965 (lo stesso anno di Dante), era la figlia di ser Manetto e cugina di Corso, Forese e Piccarda Donati, tutti e quattro componenti della nobile casata dei Donati a cui Dante ebbe la sorte di imparentarsi. Di fatto, il 9 gennaio 1277, fu legata da un ‘instrumentum dotis’ al figlio di Alighiero degli Alighieri, che sposerà intorno al 1295 e da cui avrà quattro figli, tre maschi e una femmina: Giovanni, il primogenito della cui esistenza si è sempre dubitato, Iacopo e Pietro, commentatori dell’opera paterna e infine Antonia, unica donna di casa insieme alla stessa Gemma. L’esistenza di Giovanni è stata appurata nel 2016, e la notizia della scoperta ‘definitiva’ è contenuta nell’edizione del Corpo Diplomatico Dantesco pubblicata cinque anni fa. In realtà, il primo a parlarne fu Renato Piattoli, che ne trovò prova in un atto notarile datato 20 maggio 1314.



Chi era Gemma Donati, moglie di Dante Alighieri

Nell’opera di Dante, in realtà, non sono presenti informazioni specifiche sulla moglie Gemma Donati, né tantomeno sulle loro vicende coniugali e sul carattere della donna. Tra i posteri, Giovanni Boccaccio e Vittorio Imbriani diedero una loro versione sul presunto rapporto che Dante ebbe con Gemma, diversa e più impietosa rispetto al ritratto che ne restituisce Marco Santagata. Quest’ultimo sottolinea che Dante fu sempre cordiale e rispettoso con i parenti di Gemma, gli stessi che lo costrinsero all’esilio (o comunque ebbero un ruolo importante negli avvicendamenti che lo portarono alla cacciata da Firenze). La Donati morì tra il 1333 e il 1342, in ogni caso dopo il Poeta: nel 1329, infatti, ella reclamò presso le autorità fiorentine la parte della sua dote finita tra i beni confiscati al marito. Inoltre, tra i documenti storici, il nome di Gemma Donati compare insieme ai suoi figli Antonia e Pietro in un atto di compravendita del 1332, e poi ancora nel 1333, quando istituì un procuratore per chiedere davanti al giudice i frutti della sua dote per quell’anno. In un atto notarile del 1943, Gemma è ricordata come defunta.

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