La Cina attaccherà presto Taiwan. Non è dato sapere con esattezza quando, ma è certo che ciò accadrà. A confermarlo, in una intervista a Il Giornale, è Giorgio Battisti, generale in congedo, attualmente a Taipei per un seminario organizzato dall’Università della Difesa taiwanese. “Le Forze armate si stanno preparando allo scenario peggiore”, ha rivelato.
La crisi economica cinese, secondo alcuni analisti anglosassoni, potrebbe avere accelerato l’iter. “Xi Jinping potrebbe ordinare l’occupazione di una piccola isola periferica sotto la sovranità di Taiwan per distogliere l’attenzione dalla situazione interna. L’isola dovrebbe essere quella di Pratas, che non ha abitanti civili ed è presidiata da una guarnigione taiwanese. Non ci sarebbero dunque vittime civili. Inoltre, è strategica per il passaggio marittimo e ha i fondali profondi per il nucleare”. C’è persino anche un pretesto: “La recente visita del vicepresidente Lai in Paraguay, con il transito negli Stati Uniti. E l’incontro di venerdì del presidente Joe Biden con il Premier giapponese Kishida Fumio e il presidente sudcoreano Yoon Sul Yeol”.
Gen. Battisti: “Attacco di Cina a Taiwan imminente”. Gli scenari
Qualcuno fissa la data dell’invasione per il 2025, ma scenari più ottimistici rivelano che un vero e proprio conflitto tra la Cina e Taiwan potrebbe slittare di un decennio. “È verosimile che un eventuale confronto militare avvenga nel 2035, quando si concluderà il processo di modernizzazione delle forze armate cinesi avviato nel 2020. Allo stato attuale non dispongono delle capacità, soprattutto navali, per condurre un’operazione anfibia su larga scala volta ad occupare l’isola di Formosa”, ha rivelato il generale Giorgio Battisti.
Un elemento però potrebbe accelerare il processo. “Gli Stati Uniti hanno iniziato ad addestrare i militari di Taipei per elevarne le capacità difensive. Inoltre, consegneranno loro armamenti moderni per un valore di 19 miliardi di dollari, molto più dell’interno budget annuale della Difesa locale”. Gli americani sono dunque spettatori interessati, ma non solo. “È da ritenere che un eventuale conflitto non si limiti ad interessare soltanto Cina e Taiwan, ma si estenda in tutto l’Indo-Pacifico coinvolgendo la Corea del Nord, gli Usa, il Giappone, la Corea del Sud e forse altri Paesi della regione”.