Siamo ancora lontani dalla fine delle guerra in Ucraina. Stanchezza e scarsità di armi sembrano essere le motivazioni che impediscono a Kiev di sfondare completamente il territorio russo. Oltre al fatto che il sostegno occidentale potrebbe presto erodersi. L’Ucraina non riesce quindi a portare risultati soddisfacenti alle richieste della Nato, che non nasconde preoccupazione che il conflitto stia rischiando di durare ancora per anni. Nel frattempo potrebbe arrivare l’ok a Zelenski sui caccia F-16, che potrebbero dare una svolta alla guerra. I tempi però potrebbero essere lunghi, e non arrivare prima dell’autunno. Sulla guerra tra Russia e Ucraina, e sul recente colpo di Stato che si è consumato in Niger, è intervenuto a La Verità il generale Giorgio Battisti, che aveva partecipato alle operazioni in Somalia (1993), in Bosnia (1997) e in Afghanistan.



Lo sforzo condotto dall’esercito ucraino ha consentito di ottenere sino ad ora limitati guadagni territoriali su di un fronte di oltre 1.000 km, intaccando marginalmente le posizioni avanzate russe. Lo stesso presidente Zelensky ha ammesso che l’attacco è stato lanciato troppo tardi ed ha attribuito questo fatto alla tempistica nelle forniture di armi e di equipaggiamenti occidentali, che hanno consentito a Mosca di organizzare efficacemente le proprie difese (campi minati, ostacoli anticarro, tre linee di resistenza, sistema di postazioni controcarro, ecc.)”. Scettico poi il generale sugli F-16, che potrebbero arrivare con maggiore ritardo rispetto alle aspettative, e richiederebbero un adeguato addestramento dei militari che finora non si sarebbe dimostrato tale.



GUERRA UCRAINA, GENERALE BATTISTI: “VICINO STALLO DI TIPO COREANO”

La lunga esperienza del Generale Battisti permette di fare previsioni future sulla guerra tra Russia e Ucraina. In merito ai possibili vincitori però Battisti non sembra volersi esprimere, non riscontrando ad oggi elementi che possano far propendere verso l’una o l’altra vittoria. Anzi, potremmo essere vicini ad “una situazione di stallo di tipo coreano” se nemmeno gli ultimi sforzi porteranno a risultati significativi verso la città di Melitopol sul Mar d’Azov.

Ad incidere negativamente sarebbero poi tra l’altro le condizioni climatiche. Ci stiamo infatti avviando verso la stagione autunnale, e con l’arrivo delle piogge anche gli stessi spostamenti cominceranno a rallentarsi, soprattutto con i mezzi pesanti che incontreranno terreni non ottimali. Lo scenario quindi, a fronte di queste considerazioni, e unitamente ad una condizione ormai logorante per entrambi i contendenti, non sembra quindi dare previsioni promettenti.



E IN NIGER? CONFLITTO DESTINATO AD AGGRAVARSI

Altra situazione preoccupante, oltre a quella del Taiwan, in cui si parlava di minaccia incombente da parte della Cina comunista, è poi quella del Niger, in cui il 26 luglio scorso si è assistito ad un colpo di Stato (il sesto dal 2020 nei paesi del Sahel) con cui i soldati hanno preso potere. Siamo di fronte a una delle aree più povere dell’Africa, ma anche a una delle più ricche di uranio, garantendo il 20% delle importazioni all’UE. Di qui l’interesse dell’occidente, nonché degli Stati Uniti, di fronte a questa situazione gravosa. Il colpo di stato ha suscitato la preoccupazione che il Niger, un alleato chiave dell’occidente nella lotta contro i gruppi jihadisti in Africa e negli accordi per fermare i flussi migratori, possa allearsi con la Russia, come è avvenuto nei vicini Burkina Faso e Mali. Il Niger tra l’altro è anche un partner strategico per la Francia, la quale ha circa 1.500 soldati nel paese. Macron ha annunciato di agire immediatamente qualora dovessero essere attaccate attività francesi o cittadini francesi.

A fronte di tutto ciò, Battisti a La Verità spiega che “l’eventuale intervento militare dell’Ecowas rischia di provocare un conflitto regionale dall’evoluzione imprevedibile, tenuto conto degli interessi economici, commerciali e politici che hanno diversi Stati nel Sahel. Alla minaccia di un’azione dell’Ecowas, inoltre, il Mali e il Burkina Faso, retti da un governo militare, hanno annunciato che interverranno in favore del Niger, che a sua volta avrebbe chiesto il supporto della Wagner. In merito, si riscontra come sempre una posizione diversa da parte di Usa e dei Paesi dell’Ue. La Francia, che rischia di perdere il controllo di una ulteriore sua ex colonia, è favorevole e pronta a supportare l’intervento dell’Ecowas; altri Stati Ue, tra cui l’Italia, oscillano tra l’azione diplomatica e l’applicazione di sanzioni; gli Stati Uniti non prendono una chiara posizione in quanto sono solo interessati a combattere i terroristi. (…) Qualunque cosa accada, comunque, le formazioni terroristiche affiliate all’Isis e ad al-Qaeda ne gioveranno per estendere la propria attività ed influenza.”