Il generale Marco Bertolini, in una intervista a Libero Quotidiano, ha fatto il punto sulla guerra in Ucraina: “Sul piano militare non è ipotizzabile una vittoria di Kiev, bisogna prenderne atto e sedersi al tavolo de negoziati. Il conflitto doveva essere fermato molto prima. In questi mesi invece si è coltivata la retorica del “vincere, vinceremo”, alimentando nell’opinione pubblica le aspettative, ma gli ucraini non sono in grado di prevalere”, ha affermato.



L’ex capo della Folgore ritiene che anche le armi dell’Occidente non siano sufficienti per portare l’Ucraina ad un successo militare, ma Kiev non vuole arrendersi. Il bilancio intanto parla di 500 mila vittime da ambo le parti. “Sono numeri enormi. Lei pensi che durante la Prima Guerra mondiale l’Italia perse 650 mila soldati. Parliamo di giovani, di padri di famiglia. È un dramma spaventoso che andava fermato prima. Evidentemente, da più parti, ci si è resi conto che la possibilità di riconquistare tutto il territorio occupato dai russi non è realistica”. Il dubbio adesso è su quale sia la soluzione alternativa. “È chiaro che ai russi non può bastare un cessate il fuoco con la prospettiva che, un attimo dopo, l’Ucraina entri nella NATO e possa riaprire le ostilità”.



Gen. Bertolini: “Vittoria Ucraina è impossibile”. Gli scenari

L’unico modo per mettere un punto alla guerra tra Ucraina Russia, secondo il generale Marco Bertolini, è un “negoziato onorevole per entrambe le parti”, che non umili Vladimir Putin. Il ruolo della NATO, in tal senso, è centrale. “Georgia e Crimea sono sempre state delle linee rosse per la Russia, qualunque presidente russo mai acconsentirebbe alla loro adesione. La guerra vera che si sta combattendo è per il controllo del Mar Nero, che è l’unico collegamento con il Mediterraneo e con l’Europa”, ha spiegato.



È per cui inevitabile, secondo l’ex capo della Folgore, che Kiev debba cedere a qualche compromesso per ottenere la pace. “Credo che Vladimir Putin non possa rinunciare al Donbass e alla Crimea. All’avversario va sempre lasciato un margine di manovra, per quanto ristretto. Se l’obiettivo è umiliarlo non si va da nessuna parte. La stessa incriminazione presso la Corte penale internazionale è un ostacolo sulla via del negoziato. L’attuale presidente russo non intende fare la fine di Saddam o Milosevic”.