La guerra in Ucraina è entrata in un nuovo scenario. Non si può escludere che i fatti di Belgorod facciano parte della controffensiva ucraina annunciata come imminente. L’ipotesi è del generale Marco Bertolini, che è stato al vertice del Comando operativo interforze e della Brigata paracadutisti Folgore, operativo in diversi fronti come Libano, Somalia e Afghanistan. L’obiettivo di Kiev è quello di «allargare il conflitto cercando di provocare la reazione della Russia, che in diverse occasioni ha ribadito che non avrebbe tollerato attacchi sul proprio territorio». Il generale ne ha parlato a La Verità, spiegando di aspettarsi una ritorsione ancor più pesante dal Cremlino. «Da parte ucraina c’è evidentemente la volontà di provocare un’escalation, altrimenti non si spiegherebbe un’azione come quella di Belgorod. La Russia deve pensarci molto bene prima di dare il via a un’escalation e speriamo che non lo faccia».
A proposito della caduta di Bakhmut, invece spiega che c’è solo un motivo dietro il tentativo di sminuirla: «La crisi di credibilità che coinvolgerebbe Zelensky, responsabile di avere voluto tenere la città a tutti i costi, mentre il suo capo di Stato maggiore, il generale Zaluzhny, insisteva per abbandonare un tritacarne nel quale stavano subendo perdite eccessive». Per Bertolini non è un caso che Zelensky sia andato in tour in Europa nel momento di maggiore difficoltà: non voleva solo strappare promesse, ma ha voluto anche «distogliere l’attenzione da uno dei maggiori sacrifici, in termini di perdite, degli ultimi mesi di conflitto».
“L’IMPRUDENZA DELL’OCCIDENTE, LA CHIESA AFONA…”
Per quanto riguarda la fornitura di armi all’Ucraina, per il generale Marco Bertolini «c’è stata molta imprudenza da parte dell’Occidente nell’alimentare un conflitto che si svolge sul nostro territorio continentale». Il suo timore, spiega nell’intervista a La Verità, è che la guerra si prolungherà: «Temo che l’obiettivo del trasversale partito bellicista occidentale sia una guerra cristallizzata che andrà avanti per anni, come quella tra le due Coree. Sarebbe la forma di assicurazione più concreta per prevenire la dipendenza dell’Europa dalle forniture energetiche russe e per rintuzzare una certa contiguità politica, economica e culturale che si andava consolidando dopo la caduta della Cortina di ferro». La speranza resta il negoziato di pace, altrimenti la guerra rischia di salire di livello. «Le recenti affermazioni dei vertici ucraini confermano una scarsa predisposizione, almeno in questo momento, al dialogo», osserva Bertolini, spiegando anche che nella storia europea non vi è un caso di una parte belligerante che chiede esplicitamente di catturare la controparte e condannarla per crimini di guerra.
«Magari si è tentato di uccidere il proprio nemico, ma si è sempre preferito evitare di applicare la categoria della criminalità alla politica estera, per non allontanare le prospettive di pace». Per quanto riguarda la Chiesa, finora «afona» per Bertolini, riscontra un riconoscimento di una responsabilità anche dell’Occidente in questa guerra quando Papa Francesco ha stigmatizzato «l’abbaiare della Nato». Però da allora non è successo nulla. «Spero che la Santa Sede riesca ad aprire spazi di manovra, anche per ricucire i rapporti tra le realtà religiose che negli ultimi anni si sono separate: non se ne parla quasi mai, ma ritengo che uno dei motivi dell’incancrenimento di questa guerra riguardi proprio i rapporti interni alla Chiesa ortodossa».