LA GUERRA INCOMBE DAL MEDIO ORIENTE ALL’UCRAINA: L’EUROPA E LE “PIÙ VOCI”, IL COMMENTO DEL GEN. GRAZIANO
La presenza del Presidente Zelensky ieri a sorpresa a Bruxelles per il vertice Nato la dice forse lunga del timore che dall’Ucraina emerge dopo lo scoppio della guerra in Medio Oriente tra Hamas e Israele: ricevere meno aiuti, meno riflettori sul conflitto e di conseguenza possibili vantaggi per la Russia di Putin, alle porte del secondo inverno di guerra ad est dell’Europa. Se dagli Usa già qualche avvisaglia sulla necessità che l’Occidente ha di sostenere con forza lo Stato ebraico, è dall’Europa che al solito si sovrappongono più voci tra i vari protagonisti della politica estera Ue: lo spiega bene all’Avvenire l’ex Presidente del Comitato militare Ue, il generale Claudio Graziano (attuale n.1 di Fincantieri, ndr).
«L’Europa continui a parlare a una voce sola, in Ucraina come in Medio Oriente» sottolinea il generale italiano invocando una risposta univoca contro la minaccia terroristica islamista. Quello scattato sabato 7 ottobre dai territori palestinesi è un attacco «pianificato lungamente, ma il terrorismo ci ha sorpreso mille volte. Non ci aspettavamo certo le Torri gemelle, così non era immaginabile un attacco massiccio da Gaza». Secondo il generale Graziano, Hamas è riuscita ad approfittare meglio dell’effetto sorpresa forse anche perché «la comunità internazionale era concentrata su Kiev e altri focolai di crisi nel Mediterraneo».
GENERALE GRAZIANO: “LA MISSIONE DI ZUPPI NELLA GIUSTA DIREZIONE”
Rileggendo da vicino l’intera serie di rivendicazioni di Hamas in Medio Oriente il generale Graziano esclude che vi sia “solo” una volontà di estirpare Israele dalla Terra Santa: v’è molto di più, «sconfitto il Califfato, non si poteva certo pensare di aver debellato le centrali terroristiche. L’obiettivo non è solo il controllo di Gaza e possibilmente di tutti i territori palestinesi, ma quello di portare la destabilizzazione, non solo in Israele, ma anche nei Paesi arabi coinvolti negli ancor timidi processi di pace». Un terrorismo che non può essere solo “locale”, sottolinea l’ex responsabile della missione Unifil: «il terrorismo internazionale è inter-collegato, dall’Afghanistan è stato in grado di spingersi nel Sahel, in Niger con le implicazioni della Wagner, e in vari scenari del Mediterraneo. Hamas è un’organizzazione sofisticata, che ha agito sfruttando un momento di instabilità legato all’esplosione di diversi conflitti, compresi quelli in Nord Africa e Medio Oriente».
Che l’Ue, a fianco degli altri membri Nato, riescano a parlare con “voce unica” è di vitale importanza per evitare di lasciare il sostegno all’Ucraina dovendosi “impegnare” con il nuovo fronte aperto in Medio Oriente: «Sarebbe una tragedia un’eventuale caduta di impegno per Kiev. Daremmo un messaggio a tutto il mondo che praticare l’illegalità e l’ingiustizia dà i suoi frutti». Serve poi insistere sul dialogo costante anche tra gli attori opposti in guerra, la “linea” che porta avanti a fatica il Vaticano con Papa Francesco nella missione di pace affidata al cardinale Zuppi: «Serve una pace giusta, ossia con un ritorno della sovranità ucraina sui territori illegalmente occupati dalla Russia. Una pace ingiusta sarebbe invece un “fertilizzante” per una guerra successiva». Per il generale Graziano la missione di Zuppi va nella giusta direzione in quanto pone la salvaguardia dei civili e il ripristino dei diritti violati in cima alle priorità, «Bisogna lavorare in questa direzione, come si sta tentando di fare, ma sarà un processo lungo». Di certo aver portato al tavolo da Cina a Russia, con Ucraina e Stati Uniti, non è cosa da poco: chiosa il generale all’Avvenire, «le trattative vanno fatte con chi è nemico, con gli amici non ce ne sarebbe bisogno. Trovo importante, ad esempio, che Zelensky abbia parlato a lungo al telefono con Xi Jinping».