Una recentissima analisi condotta negli USA dal Washington Post e dal Financial Times sembra aprire a nuovi dubbi sul futuro economico, lavorativo e – di conseguenza – sociale della cosiddetta Generazione Z le cui prospettive sembrano essere addirittura peggiori a quelle (già poco rosee) dei predecessori Millennial: prima di entrare nel merito dell’analisi però è importante innanzitutto precisare che con il termine Generazione Z vengono – grosso modo – definiti tutti i giovani che hanno attualmente tra i 12 e i 27 anni; mentre i Millennial sono coloro inclusi tra il 28 e i 43 anni.



Due generazioni – Millennial e Generazione Z – che hanno dovuto attraversare alcuni dei periodi economicamente più complessi della storia moderna, dalla fortissima recessione mondiale capitata proprio quando i primi iniziavano a raggiungere l’età lavorativa e il più recente binomio covid-inflazione sopportato dai loro successori attorno al compimento dei 18/20 anni: aspetti non trascurabili e che avevano già indebolito consistentemente il potere d’acquisto degli oggi 28enni, ma che sembrano poter avere un’influenza ancora maggiore sui giovanissimi.



L’analisi del Washintgon Post sulla Generazione Z: “Lo scarso potere d’acquisto riduce la fertilità”

Secondo l’analisi del Washington Post – infatti – seppur inizialmente la Generazione Z sia stata accolta da un positivo tasso d’occupazione conseguenze al periodo pandemico e da stipendi mediamente maggiori di circa (almeno, negli States a cui sono riferiti i dati) l’8% rispetto ai Millennial; al contempo sulle loro spalle pesa e grava un’inflazione che negli ultimi anni ha toccato i suoi massimi storici, tanto che oggi un ‘Gen Z‘ paga circa il doppio per l’assicurazione dell’automobile, circa il 46% in più per le assicurazioni sanitarie e – non da meno – il 31% in più per l’affitto.



Contestualmente – a fronte di tutti questi rincari – la Generazione Z è già considerata adesso quella con la maggiore propensione al debito, tanto che in media un giovane su sette ha già esaurito il credito concesso dalle banche; il tutto fermo restando che nel frattempo i tassi d’interesse medi si aggirano attorno al 22% per i giovani e giovanissimi. Complessivamente – e questo è il dato per certi versi più significativo dell’analisi -, la Generazione Z oggi a causa degli aumenti e dell’inflazione è costretta a spendere circa metà del proprio stipendio solamente per sostenere le spese necessaire (dall’affiato, fino ai viveri) e l’altra faccia di questa medaglia è che – così come sono costretti a ridurre i vizi come l’alcool e il fumo – diminuisce di pari passo la fertilità.