I genitori con disturbi psichici devono essere aiutati nella crescita dei figli. I più piccoli, infatti, rischiano di diventare «invisibili», con conseguenze rilevanti sulla propria personalità. L’appello arriva dall’associazione Contatto, che da tempo sostiene le famiglie con malati mentali. All’interno dei tre centri di psicosociali dell’Asst Niguarda di Milano che aderiscono al progetto Semola dal 2013, in tal senso, sono già stati accolti dei nuclei di questo tipo.
I problemi psichici più comuni, come mette in luce il Corriere della Sera, sono disturbi d’ansia, della personalità e depressione. Essi spesso vengono nascosti, al punto che i bambini si chiedono: “Perché la mamma e/o il papà stanno sempre male?”. Il piccolo, non trovando risposta, come spiega la psicologa nonché responsabile del progetto dell’associazione Contatto Francesca Tasselli, “si costruisce in testa una sua spiegazione che può portarlo ad avere un senso di colpa per qualcosa che non dipende da lui”. Le conseguenze a breve termine sono rilevanti: “Possono sentirsi trascurati, non amati, insicuri con i coetanei, chiudersi in se stessi, perdere la concentrazione in classe, avere reazioni aggressive”. Quelle a lungo termine, tuttavia, possono esserlo ancora di più. Il rischio, infatti, è che i figli a loro volta manifestino dei disturbi analoghi a quelli dei genitori o di altro genere, come alimentari o comportamentali. Esso è doppio in caso di patologie lievi, mentre è dalle 10 alle 12 volte superiore in caso di patologie gravi.
Genitori con disturbi psichici: come gestire il problema
La soluzione che i genitori con disturbi psichici dovrebbero adottare è la «parola». La prima fase di intervento prevista dal progetto Semola è chiamata, infatti, «Let’s talk about children». La coppia discute con uno psicologo e un educatore dell’importanza di parlare con i figli dei propri problemi e viene aiutata nell’analisi dell’impatto che la malattia ha avuto sulle dinamiche familiari.
La seconda fase di intervento, denominata «Family talk intervention», coinvolge invece anche i figli dai 6 ai 16 anni. I minori hanno dei colloqui con degli esperti e, successivamente, si riuniscono con i genitori al fine di parlare dei problemi, esprimendo – in genere per la prima volta – i propri dubbi e i propri bisogni in merito. I risultati del progetto, finora, sono stati illustri.