I casi in cui i genitori divorziati si ritrovano ad essere in disaccordo sulla somministrazione del vaccino contro il Covid-19 al proprio figlio minorenne sono sempre più frequenti, soprattutto negli Stati Uniti. Quando l’affidamento legale è condiviso (in genere al 50%-50%) le decisioni su temi importanti come appunto l’assistenza sanitaria, infatti, devono essere concordate. Le famiglie, non riuscendo a mettersi d’accordo, si rivolgono dunque ad un Tribunale.



Cosa accade quando ciò avviene? A rispondere alla domanda è stata un’inchiesta realizzata dal Washington Post. È emerso che, in base ai dati provenienti dagli Usa, nella maggior parte dei casi il giudice del Tribunale approva la somministrazione del vaccino, dato che ormai si è sostanzialmente sicuri in merito all’assenza di effetti collaterali importanti per quanto riguarda i minori che hanno almeno 12 anni. “L’impostazione predefinita è che se si raccomanda ai bambini il vaccino, questi devono essere vaccinati, a meno che non ci sia un vero problema diagnosticato”, ha spiegato l’avvocato di famiglia Adam Morris.



Genitori divorziati in disaccordo su vaccino al figlio: l’importanza del parere del diretto interessato

Un aspetto da non trascurare, negli episodi in cui i genitori divorziati siano in disaccordo sulla somministrazione del vaccino contro il Covid-19 al proprio figlio, riguarda proprio il parere di quest’ultimo. In molti casi, infatti, il minore viene ascoltato dai giudici in Tribunale. In virtù di ciò, tuttavia, il diretto interessato deve essere adeguatamente informato da una terza persona.

“La pediatra ha discusso dei rischi e dei benefici di avere il vaccino. Ha chiesto a mio figlio se avesse qualche domanda e quali fossero i suoi pensieri”, ha raccontato una mamma che si è ritrovata a dovere affrontare una situazione di questo genere poiché in disaccordo con l’ex marito. “Alla fine lui ha detto: “Beh, sì, penso che abbia senso farlo”. Ed stato vaccinato subito dopo la visita”.