DIRITTI, DOVERI E DESIDERI: L’ANALISI DI BERARDINELLI SULLE PRESSIONI DELLA SINISTRA

«Una vera civiltà è fondata sui doveri non meno che sui diritti»: lo diceva l’autore, critico letterario e saggista Alfonso Berardinelli in una riflessione sull’Avvenire lo scorso dicembre quando ancora la discussone politica non si era “accesa” sul tema dell’utero in affitto e il riconoscimento dei figli di coppie omogenitoriali. Oggi su “Il Foglio” Berardinelli torna sull’argomento e prova a tracciare una lunga parabola che parte dal problema di “cosa è diritto” e attraverso il “dentro” delle tematiche oggi discusse con acredine politico sul fronte della sinistra italiana: «Mi pare che nella nostra attuale cultura i desideri dell’io si stiano trasformando un po’ troppo spesso in diritti civili».



Un conto infatti è difendere il diritto di amarsi, convivere, unirsi civilmente delle coppie gay: un altro invece è riconoscere loro il diritto di aver figli, scontrandosi con l’evidenza della legge di natura che richiese l’unione tra donna e uomo. «Sembra che siano in gioco i diritti: ma non è del tutto chiaro diritti di chi, se dei bambini fatti nascere fuori dalla coppia eterosessuale, o diritti di chi sente il bisogno di avere figli senza poterli biologicamente avere e deve delegare a qualcun altro, dietro compenso, gravidanza e parto», scrive il saggista su “Il Foglio” ravvisando un forte problema di concezione alla base della polemica sulla GPA (gestazione per altri). Il rischio, rileva Berardinelli, «è finire per considerare come “fasciste” le leggi di natura. E in effetti stiamo distruggendo la natura del pianeta in cui viviamo per soddisfare tutti i nostri desideri acquisiti e tendenzialmente illimitati». Il tema è ovviamente molto delicato ma l’autore ha il coraggio quantomeno di chiamare le cose con il loro nome e condividiamo in toto: se alle coppie omosessuali viene voglia di essere genitori, «questo desiderio non è un diritto se non accettano di procreare creando una famiglia di genitori in cui cioè siano presenti due individui in grado di procreare. Per questo credo che una famiglia di omosessuali che voglia avere figli propri dovrà essere composta non solo da due individui dello stesso sesso, ma da tre individui, con l’aggiunta cioè del terzo individuo necessario alla procreazione: una donna se la coppia omosessuale è di uomini, un uomo se la coppia omosessuale è di donne».



ALFONSO BERARDINELLI: “POLIAMORE, INCESTO E I RISCHI ALL’ORIZZONTE”

Berardinelli quindi è impazzito tutto d’un colpo? No assolutamente, la sua “provocazione” è per dimostrare come l’estremizzazione dei “diritti” rischia di giungere a orizzonti che una puntata della serie distopica “Black Mirror” si sognerebbe. Nell’utero in affitto un elemento della “famiglia” viene negato e “abolito” in virtù del desiderio della coppia omogenitoriale: allora in un’ideale realtà ecco che quella famiglia andrebbe “allargata” a tre elementi. Ma non finisce qui, sentite ancora il critico letterario cosa scrive sul “Foglio”: «quella donna sarà presente come madre del bambino che ha due padri, uno biologico e uno affettivo: ma non avrà forse anche il diritto (dico diritto) di avere un amante, un compagno, una compagna se preferisce? E se così sarà, non avrà anche questa quarta persona, l’amante cioè della madre biologica, il diritto (dico diritto) di entrare a far parte della famiglia? Se la ama (l’amore decide tutto!) non ne avrà davvero diritto? E saranno ammessi o vietati, in casa, in famiglia, rapporti sessuali fra ognuno dei quattro membri e ogni altro?».



Questa sarebbe dunque una vera famiglia “arcobaleno”, sottoscrive Alfonso Berardinelli: poliamore, bisessualità e perché non andare oltre allora? Per trovate la “giusta” madre surrogata si potrà avere una famiglia dove ogni sesso e colore “sfuma” nell’altro senza per questo cadere in accuse di incesto: ma allora, «Si sceglieranno le donne più belle? Si arriverà a misurare il loro quoziente intellettuale? Occhi blu? Fisico slanciato? O per risparmiare si accontenteranno di una donna bruttina e di scarsa personalità?». La provocazione è evidente ma perché bisognerebbe porre “limiti” a questa potenziale scenario se si continuerà a confrontarsi con la realtà solo in base al criterio universale del proprio desiderio-diritto?».