I genitori che intendono utilizzare le foto e i video dei propri figli sui social per trarne un vantaggio economico saranno costretti a versare una quota dei guadagni a titolo di “sfruttamento economico di immagine”. In particolare il 15% di tutti i profitti che andranno pagati direttamente ai bambini se hanno meno di 16 anni. La decisione, rivoluzionaria e prima nel suo genere, è stata presa dal governo federale dell’Illinois, che ha stabilito una apposita normativa per la tutela dei minori e per la regolamentazione del business degli influencer chiamato anche “Sharenting“.
Il fenomeno delle famiglie “social” che condividono la loro vita quotidiana sulle piattaforme web, è un affare che può generare migliaia di dollari al mese, grazie alle sponsorizzazioni di aziende e marchi e alla monetizzazione dei contenuti arrivando a far fruttare al massimo ogni singolo post. Alcune associazioni in Usa però da tempo sollevano preoccupazioni in merito alla diffusione di immagini di bambini sui social network, soprattutto per i rischi connessi al benessere dei più piccoli e alla sicurezza, visto che una volta online, i contenuti sono alla portata di chiunque.
Genitori influencer dovranno pagare i figli per i contenuti pubblicati sui social, la nuova legge approvata in Illinois
la regolamentazione dello sfruttamento dell’immagine dei figli sui social da parte dei genitori influencer, entrata in vigore nell’Illinois prevede che chi fa business grazie al “Parenting“, cioè alla condivisione di contenuti che riguardano la quotidianità del nucleo familiare, debba pagare una quota ai minori coinvolti. Il valore riconosciuto è pari al 15% dei guadagni, da versare come una sorta di “paghetta” ai bambini che hanno meno di 16 anni riconosciuta da chi pubblica foto e video.
Quindi mamma e papà, ma anche un tutore legale che saranno obbligati ad aprire un conto fiduciario per questo scopo. Inoltre, i diretti interessati potranno richiedere la cancellazione di tutti i contenuti che li riguardano, e se i genitori dovessero rifiutare possono avviare una causa legale. La norma ora potrebbe fungere da esempio per altri Stati. Molti governi infatti, non solo negli Stati Uniti, stanno cercando di trovare soluzioni adeguate per una maggiore tutela dei minori dai rischi connessi alla presenza in rete.