CAOS IN SCOZIA SULLA LEGGE PRO-BIMBI TRANS: GENITORI CHE SI RIFIUTANO RISCHIANO IL CARCERE
Da anni ormai la Scozia “progressista” mira a liberalizzare sempre più la “transizione di genere” anche per i giovanissimi e non si ferma davanti allo stop di Londra alla controversa legge del 2022 che annulla l’obbligo di presentare diagnosi di disforia di genere per intervenire con le operazioni trans sui minori. Secondo le ultime novità riportate dal “Telegraph”, i genitori scozzesi che dovessero rifiutarsi di permettere ai propri figli di cambiare sesso, rischiano fino a 7 anni di carcere: questo il piano del SNP (Partito Nazionale Scozzese, centrosinistra) al Governo per rispondere allo stop imposto dal Regno Unito lo scorso dicembre sulla legge per l’autodeterminazione dei 16enni («Glasgow non ha giurisdizione in materia», il giudizio netto della Corte londinese contro il provvedimento di Edimburgo).
Il piano del SNP è quello di vietare la “terapia di conversione” che spesso in ambito familiare viene proposto ai ragazzi prima di sottoporsi alle “ingombranti” operazioni di cambio genere: «le azioni progettate per cambiare o sopprimere l’identità di genere di un altro individuo, causandogli danni fisici o psicologici» vanno vietate per legge secondo il Governo scozzese. Le pratiche di conversione o anche semplicemente una terapia per comprendere a fondo perché in minore età si arriva a ponderare il cambio di sesso dovrebbero essere vietate secondo i Ministri: per farlo, si arriva a prospettare che i genitori stessi possano essere “criminalizzati” qualora si rifiutino di accettare la dichiarazione del proprio figlio di essere transgender.
LA FORZATURA DEL GOVERNO SCOZZESE DOPO LO STOP DA LONDRA SULLA CONTROVERSA LEGGE
Denuncia ancora il “Telegraph” in merito a quanto sta avvenendo in Scozia, riportando i documenti del SNP: «Impedire a qualcuno di “vestirsi in un modo che rifletta il proprio orientamento sessuale o identità di genere” è stato proposto come esempio di un’azione che diventerebbe illegale, anche se un genitore fosse convinto di agire nel migliore interesse del bambino». Addirittura un sondaggio interno del Governo propone che accanto ad azioni penali si potrebbero aggiungere anche ordinanze civili preventive contro genitori o leader religiosi che dovessero proporre delle “pratiche di conversione” per i minorenni.
L’anno scorso i piani del SNP dell’ex Premier Nicola Sturgeon – per consentire ai ragazzi di 16 anni di cambiare sesso – sono stati bloccati dal governo britannico, ma questo non ha fermato il piano della Scozia: «Siamo seriamente preoccupati che questi piani criminalizzino i genitori amorevoli, che potrebbero affrontare anni di prigione semplicemente per essersi rifiutati di aderire al culto dell’ideologia di genere», denuncia al Telegraph Marion Calder, direttrice del gruppo di campagna For Women Scotland, preoccupata per le conseguenze dell‘ideologia “gender” sulla politica e società scozzese. «Conferiranno inoltre agli attivisti e agli assistenti sociali poteri senza precedenti per intromettersi nella vita familiare, avendo allo stesso tempo un impatto agghiacciante su terapisti e consulenti»; se SNP e Verdi al Governo insistono sul piano pro-bimbi trans, conclude Calder, «è probabile che finisca allo stesso modo delle leggi tossiche sull’identità personale e sulle persone nominate e venga bloccato nei tribunali». Forti polemiche si registrano nelle ultime settimane contro la Ministra per le Pari Opportunità di Scozia Emma Roddick, dichiarata bisessuale e favorevole alla libertà per i minori di modificare/riconoscere il proprio genere: «i tentativi di cambiare o sopprimere l’identità di genere o l’orientamento sessuale di una persona costituiscono violazioni dannose e distruttive dei diritti umani», commenta la Ministra scozzese in risposta alle critiche presentate anche dall’ente cristiano “Care for Scotland”, il quale aveva sentenziato «queste misure potrebbero portare a un controllo soggettivo del discorso sulla sessualità e sul genere, in una serie di contesti».