Nel giorno di commemorazione internazionale del Genocidio degli Armeni, oggi 24 aprile, Joe Biden sarà il primo Presidente degli Stati Uniti a riconoscere ufficialmente l’immane tragedia perpetrata contro il popolo armeno nel pieno della Prima Guerra Mondiale. Lo ha rivelato il New York Times negli scorsi giorni, annunciando il discorso di riconoscimento che il Presidente neo-eletto pronuncerà due anni dopo quello del Congresso americano (su spinta dei Repubblicani di Donald Trump). 1,5-2 milioni di civili armeni – l’intera classe media, benestante e giovane – spazzata via per il diabolico piano genocidiario dell’Impero Ottomano: il Presidente Reagan fece riferimento al genocidio armeno in una dichiarazione scritta del 1981, accomunandolo all’Olocausto degli Ebrei, ma nessun Presidente finora ha realmente sottoscritto un pieno riconoscimento come ad esempio avvenuto in Italia nel 2019 (29esimo Stato a riconoscerlo, ndr).



Gli sforzi politici della diaspora armena di decenni arrivano finalmente a convincere gli Usa a livello bipartisan, elemento decisivo per muovere un importante “accusa” alla fu Turchia del “padre della patria” Kemal Ataturk, rivoluzione laica nata proprio sul silenzio colpevole degli orrori perpetrati ad Armeni e minoranze assiro-greche dall’Impero Ottomano in disgregazione. «Il primo genocidio del XX secolo, stiamo parlando di una forma di sterminio che all’inizio del Novecento viene testata sul popolo armeno, e poi sui siriaci. Stiamo in sostanza parlando della distruzione di un’intera minoranza da parte del governo dello stato al cui interno questa minoranza si trovava. Come avrebbero poi fatto i tedeschi con gli ebrei che erano cittadini tedeschi come loro, così i Giovani Turchi hanno fatto con gli armeni e i siriaci, che erano minoranze riconosciute all’interno dell’Impero Ottomano. Queste non sono stragi, non sono massacri, è qualcosa di più: è uno sterminio organizzato con estrema freddezza e razionalità dall’alto», raccontava Antonia Arslan, scrittrice padovana di origini armene, in una intervista a “Tempi” in occasione dell’anniversario del genocidio.



IL GENOCIDIO DEGLI ARMENI NEL 1915-1918

Il genocidio venne ideato, organizzato e attuato tra il 24 aprile 1915 e il 1918 ed è uno degli orrori che l’Europa ha tentato di “nascondere” durante la Prima Guerra Mondiale, evitando così di produrre in tempo quegli “anticorpi” che sarebbero stati necessari nel frenare la Shoah e le politiche genocidiarie della Russia comunista fino quasi agli anni Ottanta. L’Europa prima e ora gli Stati arrivano con enorme ritardo nel riconoscimento di uno degli orrori più assurdi e “nascosti” della storia contemporanea: nella notte tra il 23 e il 24 aprile 1915 i soldati dei Giovani Turchi cominciarono ad arrestare, deportare e uccidere intellettuali, giornalisti, politici, uomini di cultura. Per tutti gli altri – per lo più bambini, donne e anziani – cominciarono le vere e proprie deportazioni verso l’Anatolia con marce estenuanti di milioni e milioni di persone. Si calcolano quasi 2 milioni di vittime totali, ma le cifre esatte sono state coperte e nascoste forse definitivamente dall’ideologia islamista ottomana prima e turca poi: i cattolici armeni vennero fucilati, lasciati morire di fame, spinti alla disperazione tra bande per l’intera durata della Guerra Mondiale. Decisiva l’opera della Chiesa, da sempre a fianco dei fratelli cristiani armeni, che negli anni ja permesso a diversi Governi di poter riconoscere il genocidio con risoluzioni unilaterali e ufficiali, tra cui Italia nel 2019 e ora anche gli Stati Uniti.



L’IRA DELLA TURCHIA E LA VERITÀ NASCOSTA

La Turchia non riconosce il genocidio degli armeni durante la prima guerra mondiale e per oltre 50 anni ha tenuto nascosto documenti e reperti: ancora oggi però contesta i numeri e sostiene che i massacri del 1915 siano avvenuti nell’ambito di un conflitto, non su base etnica o religiosa. «La Turchia continuerà a difendere la verità nonostante le menzogne sul genocidio armeno e le calunnie motivate politicamente», ha dichiarato il Presidente turco Recep Tayyip Erdogan, in risposta alle voci di un possibile riconoscimento del genocidio armeno da parte degli Stati Uniti, Joe Biden. «La Turchia continuerà a difendere la verità contro le menzogne sul ‘genocidio armeno’ e contro coloro che stanno sostenendo questa calunnia con calcoli politici», conclude il “sultano” di Ankara in difesa di quanto già fece nell’immediato Dopoguerra il “padre della patria” Ataturk. Colpo geopolitico importante e delicato quello che avverrà oggi con il riconoscimento del genocidio: l’alleato in NATO turco non gradisce di certo e si aggiunge ad una strategia più ad ampio raggio che per esempio ha portato nelle scorse settimane quella che appare sempre meno come una “gaffe estemporanea” del Premier Draghi, con quel “Erdogan dittatore”.