«Vengo qui a riconoscere le nostre responsabilità sul genocidio del 1994 in Ruanda»: così Emmanuel Macron in visita al Memoriale del Genocidio di Kigali per chiedere ufficiale perdono in merito alle responsabilità della Francia nel tremendo eccidio di massa messo in pratica dall’etnia “Hutu” contro gli odiati nemici “Tutsi”.
100 giorni, dal 6 aprile al 4 luglio 1994, che consegnarono alla storia un tremendo genocidio da 800mila morti: «Questa visita è la tappa finale della normalizzazione delle relazioni tra i nostri Paesi», ha aggiunto il Presidente francese 27 anni dopo che chiarisce come il suo Paese non si sia reso “complice” di quel massacro ma che ha fatto «troppo tempo prevalere il silenzio sull’esame della verità». Macron non pronuncia la parola “scusa” ma neanche cita il nome del suo predecessore Francois Mitterrand all’epoca Presidente durante il genocidio ruandese.
LE COLPE E LE 800MILA VITTIME
«Questo percorso di riconoscimento, attraverso i nostri debiti, i nostri doni, ci offre la speranza di uscire da questa notte e di camminare nuovamente insieme. Su questo cammino – ha proseguito Macron nel suo discorso al Memoriale di Kigali – solo coloro che hanno attraversato la notte possono, forse, perdonare, farci il dono di perdonarci». Qualche mese fa lo storico Vincent Duclerc ha consegnato all’Eliseo un rapporto dettagliato su quanto successe in Ruanda durante la guerra civile esplosa la sera del 6 aprile 1994: l’aereo con a bordo il presidente Juvela Habyarimana (assieme all’omologo del Burundi Cyprien Ntariamira) esplose in volo per l’attentato compiuto da un missile Hutu, intesi a opporsi al recente trattato di pace firmato con i ribelli Tutsi del Fronte Patriottico Ruandese (Fpr). Nel suo rapporto Duclerc parla di «responsabilità pesanti e schiaccianti», spiegando come la Franca sostenesse all’epoca «ciecamente» gli Hutu. Macron vuole mantenere i buoni rapporti con Paul Kagame, leader ruandese, e dovrebbe annunciare a breve il ritorno dell’ambasciatore nella capitale Kigali. Oggi il Presidente francese ha fatto visita al Memoriale dove sono raccolti i resti di 250mila degli 800mila Tutsi trucidati in quei folli 100 giorni: vetrine con crani, ossa, abiti dismessi e migliaia di fotografia di chi non sopravvisse all’indegna ideologia.