Cinque lunghi mesi di ansia e preoccupazione intervallate da gioia e risate, ma anche da interventi, operazioni ed esami, il tutto condito con la ferma determinazione di un neonato – il piccolo Pietro – che pur essendo venuto al mondo prematuro ha combattuto per restituire il sorriso ai suoi genitori: una vicenda per certi versi dolorosa, ma anche condita da una felicità incontenibile, accaduta in quel di Genova e raccontata in primissima persona dai genitori del piccolo (piccolissimo) Pietro, Francesco Gradella e Cristina Bovo, al Secolo XIX.



La nascita di Pietro – ricordano i genitori – era stata del tutto inaspettata con il travaglio iniziato lo scorso 26 febbraio al Gaslini di Genova a causa di “un’anomala dilatazione dell’utero e della discesa del sacco in vagina” che neppure i farmaci sono riusciti a bloccare: il piccolo venne così al mondo proprio il 26 febbraio dopo solamente 23 settimane di gestazione e con un peso di appena 620 grammi e dimensioni tali da poterlo tenere in un palmo di mano.



Il racconto del parto prematuro di Pietro a Genova: “Sono stati i mesi più difficili della nostra vita”

È stato tutto molto doloroso – racconta la madre di Pietro ricordando il travaglio nel nosocomio di Genova – e i medici ci avevano preparati dicendo che avrebbero rianimato il nostro bambino e che avrebbe potuto non farcela”, ma fortunatamente andò tutto bene e dopo il massaggio respiratorio il piccolo si è diretto immediatamente – con la madre che ricorda la difficoltà di affrontare “il dolore di un parto sapendo di non andare incontro alla gioia più grande” – nel reparto di Patologia neonatale dove ha dovuto trascorrere un mese intubato in quello che venne descritto dai medici come “un cammino in salita, una lunghissima battaglia”.



Dopo le analisi da parte dei medici di Genova, venne fuori che Pietro presentava una scorretta chiusura del dotto di Botallo che l’ha costretto a sottoporsi ad un delicato intervento chirurgico al quale ne sono seguiti molti altri intervallati nei 5 lunghi mesi che il piccolo ha trascorso in reparto e che – infine – gli hanno permesso di tornare a casa sua in perfetta salute: “È stato – conclude la madre del neonato – il periodo più difficile della nostra vita“, ma fortunatamente oggi può dire per certo che “Pietro sta bene” e che in quei difficili mesi “ci ha insegnato ad amare e a vivere il presente“.